I repubblicani, tornati maggioranza alla Camera nel nuovo Congresso che si insedia oggi a Washington, promettono una legislatura «sulle barricate» col governo Obama messo nel mirino fin dal primo giorno: si comincia subito col tentativo di abrogare la riforma sanitaria introdotta l’ anno scorso, con l’ avvio di una raffica di inchieste parlamentari da Wikileaks alla gestione del conflitto afghano per cercare di scoprire errori, malefatte o solo mettere in cattiva luce l’ amministrazione democratica, e con l’ annuncio di un taglio della spesa pubblica di 100 miliardi di dollari. Il presidente, rientrato ieri a Washington dalla vacanza alle Hawaii, prima di riempire le caselle vuote nel team della Casa Bianca cerca di capire fino a che punto quelli dei repubblicani alla Camera siano dei fuochi d’ artificio lanciati per soddisfare le istanze delle «matricole» che portano al Congresso le istanze del Tea Party. Petardi privi di una reale efficacia o, invece, cannonate vere, destinate a far fallire il tentativo di Obama di rilanciare il dialogo «bipartisan» coi repubblicani dopo i risultati significativi accordo sulle tasse e sul trattato Start colti nell’ ultimo scorcio della legislatura appena conclusa? Una prima risposta la darà oggi, nel discorso d’ investitura, John Boehner, il nuovo speaker della Camera e leader repubblicano che prende il posto di Nancy Pelosi. A dicembre Boehner ha negoziato con durezza con la Casa Bianca, ma ha lasciato a Obama una via d’ uscita. Gli eccessi dell’ era Clinton, quando i repubblicani di Newt Gingrich, preso il controllo del Congresso, imposero per due volte il blocco delle attività economiche dello Stato, non dovrebbero ripetersi. Anche perché i leader repubblicani – al di là dell’ enfasi retorica e della necessità di non esporsi alle accuse del Tea Party di ignorare gli impegni con gli elettori – sanno che l’ economia Usa è fragile e potrebbe non reggere all’ urto di una «serrata» dello Stato. Il maxitaglio di 100 miliardi per ora è solo un annuncio: i deputati conservatori non hanno detto quali spese intendono eliminare e i senatori repubblicani hanno fatto sapere che non appoggeranno un provvedimento che considerano troppo radicale. Le parole di Boehner saranno importanti per inquadrare i nuovi rapporti tra i repubblicani e il governo, ma ci vorrà tempo per capire la rotta del Congresso: quello necessario per far depositare la polvere alzata dalle molte iniziative annunciate dai parlamentari conservatori. La prima – simbolica e di valore procedurale – riguarda il tentativo di imporre a ogni deputato che presenta un disegno di legge di dimostrare che la norma è conforme alla Costituzione. Iniziativa spettacolare che porterà domani alla lettura integrale in aula della Carta. Ma, sostengono i giuristi democratici, lascia il tempo che trova, visto che dal 1804 è la Corte suprema l’ unico giudice della costituzionalità delle leggi. Anche l’ abrogazione della riforma sanitaria secondo molti è solo spettacolo: la Camera, dove i repubblicani dispongono di 242 voti contro 193, voterà l’ abrogazione, ma al Senato, dove i democratici sono ancora maggioranza 53 a 47 non passerà. Senza considerare il potere di veto del presidente. I repubblicani possono bloccare la riforma in modo meno spettacolare ma più efficace, puntando sul blocco dei canali di finanziamento: ad esempio cancellando i fondi destinati agli uffici dell’ Internal revenue service per metterli in grado di controllare che i cittadini adempiano all’ obbligo di acquistare un’ assicurazione sanitaria, se dispongono di un reddito congruo. Ma sarà una lunga guerra di trincea, non il fotogenico assalto della cavalleria voluto dai neodeputati. Per l’ impatto sull’ opinione pubblica potrebbero rivelarsi più insidiose per Obama le inchieste lanciate da Darrell Issa, neopresidente della Commissione per la supervisione e la riforma delle attività di governo: ha deciso d’ indagare sulla corruzione in Afghanistan, su eventuali errori del Dipartimento di Stato nella gestione dei cablogrammi «rubati» da Wikileaks, sulla Food&drug administration, sulle regole imposte alle imprese private e sulle responsabilità nel crollo del mercato dei mutui-casa delle megafinanziarie pubblico-private Fannie Mae e Freddie Mac.
Fonte: Corriere della Sera del 50 gennaio 2011Repubblicani pronti a votare l’abrogazione della riforma sanitaria
L'autore: Massimo Gaggi
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