• giovedì , 28 Novembre 2024

L’Europa sta decidendo, ma Berlusconi non ci pensa

Sere fa Enrico Mentana sul tg de «La7» ha diffuso un gossip sull’ ultimo Vertice europeo, svoltosi a Bruxelles. In questa occasione, la Merkel e Sarkozy hanno presentato proposte rivoluzionarie con possibili effetti dirompenti, per soccorrere i paesi dell’ Eurozona i quali, comeè già avvenuto per la Grecia e l’ Irlanda, dovessero trovarsi ai limiti del fallimento per i loro debiti. Prima il Vertice si era intrattenuto sulla situazione egizianaei convenuti si apprestavano, durante il pranzo, ad affrontare la crisi dell’ Euro, quando il premier italiano ha chiesto la parola per annunciare che in un altro paese mediterraneo, oltre che sulle sponde del Nilo, la democrazia era in pericolo. Trattavasi dell’ Italia, dove i magistrati avevano usurpato il potere, rinviando le leggi approvate dal Parlamento alla Corte costituzionale, organismo di matrice comunista, perché nominato da presidenti della Repubblica comunisti, e, quindi, prono ai diktat delle “toghe rosse”. Il paragone tra la magistratura italiana e i Fratelli musulmani non impressionò, però, alcuno dei presenti, stufi della solita zuppa berlusconiana, e non venne raccolta nemmeno nelle anticamere dove soggiornavano i giornalisti, che già se la erano sentiti ripetere a memoria ed erano ansiosi di conoscere cosa bolliva nella pentola franco-tedesca. Eppure il direttore de «La7» uno scoop l’ aveva fatto davvero: era cioè riuscito a far risaltare, al di là di ogni possibile smentita, quale fosse il grado di interesse del nostro premier per una vicenda destinata a incidere profondamente sulla vita economica dell’ Europa e dell’ Italia.Visto che nel Consiglio non ha dedicato all’ argomento neppure una parola ed è sfuggito anche alla conferenza stampa finale, si può ben dire che questo grado corrisponde allo zero assoluto. Orbene, dopo tanti dubbi la Merkel, come ha scritto testualmente Romano Prodi («Messaggero» 6/2), «ha cominciato a capire che poteva crollare l’ intero sistema dell’ Euro. E ha iniziato una radicale inversione di marcia, accettando la proposta francese di un più stretto coordinamento delle politiche comunitarie… ma ne ha imposto i contenuti in coerenza con i valori e gli interessi germanici». Di qui una serie di virtuosi comandamenti, alcuni dei quali vantaggiosi anche per noi, altri elencati senza sufficiente elaborazione, altri, infine, che se restassero inalterati potrebbero costarci lacrime e sangue. Non a caso il titolo di Prodi recita: «Se Germania e Francia decidono tutto e l’ Italia tace». Molto in breve i paesi dell’ Eurozona (e, cioè, non tutti i membri dell’ Unione ma quelli impegnati in una «cooperazione rafforzata») entro un anno dovranno approvare tre indicatori (come il famoso 3% di Maastricht) che fissino il livello di indebitamento, quello della produttività e, infine, la percentuale del pil destinata a ricerca, educazione e infrastrutture. Questi indicatori dovranno rapportarsi, sempre entro un anno, all’ approvazione di sei riforme (alcune ci riguardano, altre no) sull’ indicizzazione dei salari, le pensioni, il riconoscimento dei titoli di studio, una imposizione unica per le imprese, una norma costituzionale sull’ indebitamento pubblico, un regime omogeneo per le crisi bancarie. In concomitanza con l’ introduzione di questa disciplina economica, verrebbe varato (con il decisivo apporto tedesco) un meccanismo finanziario salva-stati investiti da gravi crisi. Tra le proposte vi è quella di ridurre il debito per una somma annua pari al 5% tra l’ attuale ammontare sul Pil (oggi per noi al 118%) e il 60% fissato a suo tempo a Maastricht. Per ottemperarvie non subire le penalizzazioni conseguenti dovremmo risparmiare il 3% del pil all’ anno e, cioè 45 miliardi di euro! Ma per l’ agenda del presidente del Consiglio italiano è più importante occuparsi di Ruby. La stragrande maggioranza dei cittadini, nel frattempo, è lasciata all’ oscuro. « Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno», recita il Vangelo.

Fonte: Repubblica del 14 febbraio 2011

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