Per irrobustire la salute dell’euro «è necessaria una più efficace governance economica europea». Il governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial stability board, Mario Draghi, spezza una lancia a favore della necessità di rafforzare la disciplina fiscale in Eurolandia attraverso quelle “nuove regole semi-automatiche”, tali cioè da poter essere sottratte al gioco della politica, alle quali aveva già accennato nella recente intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung.
L’occasione per esporre la sua filosofia di banchiere centrale europeo, questa volta, è un intervento pubblicato su una rivista della Banca di Francia e diffuso ieri, durate il seminario Eurofi che ha introdotto i lavori del G-20 nella capitale francese. «In Europa – ha sottolineato Draghi è necessaria un’efficace governance economica per fortificare l’euro e una più forte integrazione europea, con politiche fiscali più stringenti». Secondo il numero uno di via Nazionale è necessaria «una sorveglianza sugli squilibri macro-economici e un effettivo meccanismo anti-crisi». Draghi non manca di ricordare che, nonostante le recenti schiarite, in Europa restano ancora «significative tensioni» legate ai rischi dei debiti sovrani e alla fragilità del settore bancario. «La situazione dei mercati finanziari internazionali ha iniziato a migliorare rispetto alla fase più acuta della crisi, ma restano ancora debolezze. In Europa, in particolare, l’interconnessione tra i rischi sovrani e le fragilità in parte del settore bancario, stanno creando ancora significative tensioni».
Poi, Draghi valorizza l’obiettivo centrale del G-20 finanziario iniziato ieri sera, ovvero l’importanza di «rafforzare di più le politiche economiche a livello globale. Abbiamo bisogno – sottolinea – di ribilanciare gli squilibri commerciali a livello globale e assicurare il ritorno a una crescita sostenibile». Se Draghi si limita a richiamare l’esigenza di una maggiore disciplina fiscale nell’Eurozona, l’esponente italiano del board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, è stato decisamente outspoken, ieri, nel chiarire che a Francoforte il monitoraggio sulla dinamica dell’inflazione in questo momento è particolarmente attento, affermando che la Banca centrale europea potrebbe dover alzare i tassi di interesse, se aumenteranno le pressioni inflazionistiche a livello globale. «Se l’economia migliorerà gradualmente e aumenteranno le pressioni inflazionistiche a livello mondiale, il grado di accomodamento della politica monetaria deve essere monitorato e se necessario corretto», ha spiegato Bini Smaghi in un’intervista, aggiungendo che l’incremento dei prezzi delle materie prime avrà «un impatto inevitabile». Per «mantenere sotto controllo le aspettative di inflazione», ha concluso, bisogna avere la «capacità di intraprendere azioni preventive, se necessario».
Al seminario Eurofi, dov’è intervenuto in qualità di presidente del Fsb, Draghi ha parlato invece, ieri mattina, della necessità di disporre al più presto di regole anticrisi efficaci per l’intero sistema finanziario e per le istituzioni a rilevanza sistemica (le cosiddette Sifi) spiegando che «se dovesse verificarsi una nuova crisi finanziaria, i bilanci degli Stati si troverebbero sotto un’enorme pressione». «Andiamo avanti – ha esortato portiamo avanti il lavoro e finiamolo il più presto possibile». Draghi si è poi detto d’accordo con il direttore generale dell’Fmi Dominique Strauss-Kahn sul fatto che «non si deve tornare al “business as usual”», cioè alle vecchie pratiche precedenti la crisi finanziaria e ha battuto sul tasto dell’esigenza di «forte collaborazione fra le autorità nazionali».
A proposito della collaborazione fra autorità di supervisione a livello globale, ieri c’è stata anche la presa di posizione del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, che ha sottolineato come gli Stati Uniti siano impegnati ad «adottare rapidamente» le nuove regole di Basilea 3 sul sistema bancario (come si sa, gli Usa non hanno mai adottato le regole previste dal secondo accordo interbancario di Basilea). Bernanke ha affermato che il nuovo assetto renderà il sistema finanziario internazionale «più stabile» ma ha tuttavia riconosciuto che «resta ancora molto da fare».
Draghi:servono regole di bilancio più rigide nella Ue
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