Dopo il Wisconsin, l’ Ohio, il Tennessee e l’ Indiana. E nei prossimi giorni toccherà a Florida, New Jersey e Pennsylvania. Alimentato dal vento di bancarotta che spira su molti degli Stati dell’ Unione, l’ incendio dei diritti sindacali del pubblico impiego si sta propagando a tutta l’ America. E apre un’ inedita finestra sulle conseguenze che la crisi della finanza pubblica, ormai dilagante in tutti i Paesi avanzati, è destinata ad avere su trattamenti e istituti contrattuali che sembravano intoccabili. Chi ritiene che quello che sta accadendo negli stabilimenti industriali esposti alla concorrenza asiatica – dai capannoni della General Motors in Michigan a Mirafiori – non può riguardare in alcun modo i settori «protetti» del pubblico impiego dovrebbe dare un’ occhiata a quello che sta accadendo negli Usa. Dove la chiave che potrebbe scardinare i meccanismi contrattuali esistenti non è la concorrenza dei Paesi emergenti «low cost», ma la scelta di puntare sulla rabbia dei cittadini-contribuenti: i più lavorano per un settore privato che ha già tagliato loro lo stipendio e talvolta anche la polizza sanitaria e i benefici pensionistici. Ora rischiano di dover pagare più tasse per consentire a insegnanti e dipendenti comunali di continuare a godere di trattamenti più generosi dei loro. Il «basta coi sindacati che negoziano tutto, anche la mutua: lasciamogli solo la contrattazione sul salario base» sembrava l’ invettiva populista di un governatore appena eletto che da Madison, una minicapitale sperduta nelle pianure del Mid West, cercava il consenso della nuova destra radicale e rigorista dei Tea Party. I democratici avevano subito cercato di costringerlo sulla difensiva bollandolo come un Mubarak ammazza diritti. I loro deputati del parlamento del Wisconsin, poi, hanno abbandonato lo Stato per far mancare il numero legale al momento di votare la nuova legge sul pubblico impiego. Lo stesso Barack Obama è sceso in campo definendo quella del governatore «un’ aggressione». Scott Walker, però, non si è spaventato né per la sortita della Casa Bianca né per la rivolta degli 80 mila insegnanti che da quattro giorni paralizza le scuole dello Stato né per l’ assedio di 25 mila manifestanti al palazzo del governo. Ha detto che terrà duro perché «la voce della gente che manifesta qua fuori non può prevalere sugli interessi del popolo del Wisconsin» al quale non si possono chiedere altri sacrifici per pagare i benefici delle categorie protette. Discorso coraggioso e non privo di una sua logica, ma con due punti deboli. Limitare i diritti negoziali alla paga base è sicuramente inaccettabile. Un confronto con l’ Italia (dove, ad esempio, con la sanità «universale» non ci sono polizze di base da negoziare) non è facile. Comunque è chiaro che la crisi fiscale di amministrazioni pubbliche che non hanno più risorse da distribuire sta cambiando i termini del problema. Un’ idea delle tendenze in atto la offre Vallejo, la città in bancarotta della California dove, come ha raccontato il Corriere qualche giorno fa, il sindaco (democratico) ha ottenuto una rivoluzione dei contratti del pubblico impiego che ora non contemplano più, ad esempio, scatti d’ anzianità e indennità supplementari. Il secondo limite dell’ iniziativa del Wisconsin è che Walker non ha avuto il coraggio di toccare il «sancta sanctorum» del pubblico impiego: pompieri e poliziotti. Garantiscono la sicurezza dei cittadini e la retorica pubblica li indica spesso come «eroi», ma sono anche quelli con gli stipendi più elevati e vanno in pensione prestissimo: i loro diritti per ora non vengono toccati. Intanto, altri Stati si stanno muovendo nella stessa direzione: la decisione di John Kasich, neogovernatore repubblicano dell’ Ohio, di seguire le orme di Walker sta incendiando anche questo Stato dove nel weekend sono state indette varie manifestazioni. In Tennessee una legge che abolisce i diritti di negoziazione dei sindacati degli insegnanti è stata già approvata dalla commissione senatoriale; presto verrà votata in aula dal Parlamento locale. Il governatore dell’ Indiana Mitch Daniels (un possibile candidato presidenziale), sta preparando una misura simile. Daniels, che ha cominciato fin dal 2005 a «limare» gradualmente gli spazi negoziali nel pubblico impiego, una settimana fa, a Washington, si è preso l’ ovazione della convention dei conservatori gridando che la nuova «Minaccia rossa» non è quella del comunismo ma quella che viene dall’ inchiostro dei bilanci di Stati e governo federale. Che fra due settimane rischia di dover chiudere i battenti (stop delle attività non essenziali) se democratici e repubblicani non si metteranno d’ accordo sull’ aumento del tetto del deficit pubblico: un compromesso difficile (proprio ieri la Camera a maggioranza repubblicana ha approvato un pacchetto di tagli da 60 miliardi che il Senato ancora in mani democratiche e Obama non ratificheranno mai) che è reso ancor più problematico proprio dal «muro contro muro» innescato dalla battaglia del Wisconsin.
Fonte: Corriere della Sera del 21 febbraio 2011Usa, il declino dei diritti sindacali
L'autore: Massimo Gaggi
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