Serve una cooperazione internazionale più stretta fra autorità e governi per prevenire l’aggravamento degli squilibri globali e l’Europa della moneta unica può costituire un «laboratorio naturale» per sperimentare soluzioni di collaborazione valide anche a livello globale.
È questo il messaggio che il Governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial stability board, Mario Draghi, ha lanciato ieri da Parigi, nel corso di un simposio internazionale organizzato dalla Banca di Francia con la partecipazione di numerosi protagonisti della scena valutaria internazionale: da Jean Claude Trichet, attuale presidente della Bce a Hu Xiaolian, vice governatore della banca centrale cinese, a Lorenzo Bini Smaghi, esponente italiano del board della Bce, ad Axel Weber che il 30 aprile prossimo darà l’addio definitivo alla Bundesbank, al governatore della Banca centrale francese, Christian Noyer.
«A mio avviso ha spiegato ieri Draghi, che svolgeva il compito di coordinatore della discussione la principale lezione dalla crisi è semplice: se vogliamo preservare i guadagni su scala globale derivanti da mercati aperti e competitivi abbiamo bisogno di una cooperazione internazionale più stretta e più efficace». Continuano infatti a persistere, ha detto Draghi, una serie di fattori che comportano rischi globali significativi. L’elenco è lungo: «la ripresa che procede a ritmi diseguali, le politiche economiche divergenti, una fase protratta di bassi livelli dei tassi d’interesse, debiti sovrani aumentati, i larghi squilibri delle bilance dei pagamenti, le pressioni sui tassi di cambio». Insomma, lo scenario è complesso e «gli squilibri globali saranno tra noi a lungo». Sono tre, secondo Draghi, le grandi direttrici su cui deve muoversi questa cooperazione internazionale: «Primo, abbiamo bisogno di completare le riforme del sistema finanziario». Basilea III, infatti, è stata varata, ma «la riforma del settore finanziario non è finita». Su questo versante, l’Fsb è in primissima linea e Draghi ha ricordato che ora gli sforzi si concentrano su due nodi: le banche e le istituzioni di portata “sistemica”, in pratica quelle ritenute troppo grandi per poterle lasciar fallire. Inoltre, bisogna affrontare la questione del “sistema bancario ombra”, quello che di fatto circonda l’attività dei mega fondi speculativi.
Seconda direttrice su cui premere nel coordinamento internazionale: «Dobbiamo sviluppare un miglior sistema di vigilanza macroprudenziale – ha proseguito il governatore – affinando le capacità delle autorità di identificare i rischi sistemici e soprattutto di agire sulla base di early warnings». Terzo punto cruciale: «Dobbiamo definire un assetto coerente tra norme, regole di condotta e istituzioni nel definire il coordinamento delle politiche economiche nazionali». È quindi «imperativo» resistere alla tendenza a «far prevalere una logica puramente interna» nella formulazione delle politiche macroeconomiche nazionali nella fase di uscita dalla crisi. Occorre invece, ha aggiunto «agire insieme per assicurare una ripresa durevole e mettere l’economia globale sulla strada di una crescita sostenibile e solida». Le conseguenze di un’eccessiva focalizzazione nazionale delle politiche, ha spiegato, sarebbero infatti «maggiori squilibri, flussi di capitali sempre più imprevedibili e ulteriore volatilità dei tassi di cambio».
Draghi:agire insieme per una ripresa sostenibile
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