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Il Portogallo a un passo dal salvataggio europeo

Il Portogallo è ormai a un passo dal salvataggio europeo dopo le dimissioni del premier Josè Socrates, che non è riuscito a far approvare dal Parlamento le misure di austerità economica concordate con la Ue. Lisbona tenta di resistere alla pressione dei mercati e degli altri Paesi europei; ma pochi ritengono che potrà sottrarsi all’intervento del fondo europeo di sostegno. Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha anche quantificato il piano di soccorso, giudicando «appropriata» una cifra di 75 miliardi di euro, inferiore quindi a quella sborsata l’anno scorso per Grecia e Irlanda.
La crisi lusitana irrompe a Bruxelles mentre i capi di Stato e di governo dell’Ue, riuniti in Consiglio, mettono nero su bianco la nuova governance economica europea, introducendo regole più stringenti per i Paesi indebitati. «Sì» anche al nuovo meccanismo di stabilità permanente che dal 2013 sostituirà l’attuale fondo «salva-Stati», con una dotazione finanziaria di 700 miliardi di euro. Un’approvazione che il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, definisce «una svolta». Ma proprio il caso Portogallo dimostra che la crisi finanziaria non è ancora finita, e l’Europa è preoccupata. Il presidente della Commissione, Manuel Barroso, ricorda che la ripresa economica resta fragile e permangono incertezze sui mercati. Barroso, che è stato primo ministro portoghese, invita pertanto il governo di Lisbona a mantenere gli impegni presentati l’11 marzo. Ma il Paese è di fatto senza guida. A Bruxelles si sono presentati sia il premier dimissionario che il suo avversario Pedro Passos Coelho. È convinzione che non vi siano alternative ad elezioni anticipate, e che sarà proprio il Psd di Coehlo a prevalere.
Ma i mercati non aspettano il voto, e proprio la situazione di incertezza politica spingerà giocoforza Lisbona a chiedere l’aiuto europeo. Da qui a giugno il governo deve reperire 8,3 miliardi di euro sul mercato, con l’emissione di titoli pubblici: il premio di rischio sui bond portoghesi potrebbe così mettere definitivamente al tappeto la finanza pubblica. Dovrebbe essere comunque Socrates a negoziare con l’Ue i termini del probabile prestito. «L’unica cosa che mi preoccupa è difendere gli interessi del Paese, la costruzione europea e l’euro», afferma il premier dimissionario poco prima di incontrare vis-à-vis la cancelliera tedesca Angela Merkel. Socrates è stato visto parlare fitto fitto con i primi ministri greco e irlandese, George Papandreu e Enda Kenny. Ieri, i tassi sul debito portoghese sono giunti ai massimi. É anche giunta una tegola da Fitch, che ha abbassato ad «A-» il rating del debito lusitano, con prospettive negative che preludono a nuovi, cospicui ribassi. Il caso Lisbona non ha avuto ripercussioni sul cambio dell’euro, che è rimasto intorno agli 1,42 dollari. Nessuna ripercussione anche nelle Borse europee, che hanno chiuso la giornata in rialzo (Milano +1,4%). Record per il prezzo dell’oro, giunto a 1.446,77 dollari per oncia.
Le dimensioni dell’economia lusitana sono limitate, e la crisi non dovrebbe provocare consistenti ripercussioni nell’intera area dell’euro. Diverso sarebbe il caso della Spagna. Ancora ieri il ministro delle Finanze, Elena Salgado, ha voluto rimarcare le differenze tra i due Paesi, mentre Juncker spera che, dopo il Portogallo, la Spagna non diventi «il bersaglio in uno stupido gioco del domino, che vede messi alla prova un Paese dopo l’altro».

Fonte: Il Giornale del 25 marzo 2011

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