• mercoledì , 27 Novembre 2024

I veti incrociati per un Fondo. Un rinvio sul piano Grecia

L’Europa dà via libera a 78 miliardi per il Portogallo.
L’incubo nel quale è precipitato da 48 ore il Fondo Monetario si è infittito ieri con la decisione del giudice di New York di non scarcerare Dominique Strauss-Kahn. A questo punto tramontano le residue possibilità di un ritorno del direttore generale almeno per una gestione transitoria delle molte partite che ha lasciato aperte: dai «salvataggi» in Europa all’ assistenza a un Egitto in piena trasformazione, agli aiuti al Pakistan. Negli uffici della sede di Washington ci si sta ormai rendendo conto che è finita, bruscamente, un’ era. Quella del leader socialista francese è una figura carismatica, di grande spessore politico, che ha ridato linfa vitale all’ organizzazione e che, ampliando il loro ruolo, ha riavvicinato i Paesi emergenti a un organismo che guardano da anni con sospetto perché egemonizzato dagli occidentali. Al tempo stesso, però, nel momento della crisi del modello sociale e finanziario europeo, Strauss-Kahn è corso senza esitazioni al capezzale del Vecchio continente impegnando nei salvataggi un volume complessivo di risorse non lontano dai 100 miliardi di dollari. Ma ormai ci si sta convincendo che è necessario voltare pagina; che devono essere aperte al più presto le procedure per la scelta del successore. Fin qui, però, le dimissioni del direttore generale – che già domenica la diplomazia francese dava per scontate nel giro di poche ore – non sono arrivate. Ieri il portavoce del grande organismo internazionale ha annunciato con un comunicato di appena una riga che in serata si sarebbe tenuta una riunione informale dei direttori dell’ Fmi «per esaminare gli sviluppo di quanto sta accadendo a New York». Un’ espressione vaga e impersonale che rende bene il clima attonito e di disorientamento che regna nei corridoi del Fondo. Certo, le dimissioni di Strauss-Kahn, magari affidate al suo avvocato, potrebbero anche arrivare in nottata. Un elemento di chiarezza in una situazione comunque confusa che servirebbe a far uscire dal limbo le missioni che l’ ex ministro socialista aveva inviato in giro per il mondo, dall’ Egitto alla Grecia. L’ «impasse» ha già inciso sul vertice europeo di ieri a Bruxelles che ha dato via libera al maxiprestito da 78 miliardi di euro per sostenere il Portogallo, ma non alla nuova «tranche» degli aiuti alla Grecia sulla quale la Germania si è trincerata dietro il mancato completamento dell’ istruttoria da parte dell’ Fmi (che partecipa massicciamente al prestito), oltre che dei tecnici della stessa Ue. Col capo del Fondo in cella a Manhattan, al vertice dell’ Unione europea l’ organismo multilaterale è stato rappresentato da uno dei vice di Strauss-Kahn, Nemat Shafik, mentre a Washington domenica sera una riunione d’ emergenza del «board» dei direttori ha affidato al «first deputy», John Lipsky, la guida del Fondo con poteri legati all’ attuale fase di emergenza. Non c’ è, comunque, lui nel futuro del Fmi: è già deciso che a fine agosto Lipsky lascerà l’ incarico. E poi l’ ex banchiere di JP Morgan è un americano, mentre, come abbiamo ricordato ieri, con l’ Asia che ormai rappresenta più di un terzo dell’ economia mondiale, i Paesi emergenti chiedono di essere loro a nominare il nuovo capo dell’ Istituto. Una partita che si presenta non breve e molto complessa. I nomi che circolano restano quelli che abbiamo citato ieri: dagli indiani Subbarao e Ahluwalia all’ ex ministro turco ed ex capo del Dipartimento per lo sviluppo dell’ Onu Kemal Dervis (che ieri ha ricevuto molti attestati di stima). Ma ci sono anche candidati del Sud Africa, dell’ Indonesia, di Singapore e il cinese Zhu Min. Ma non è nemmeno escluso che ancora per una volta si arrivi a scegliere un europeo, magari con un mandato di durata ridotta, in attesa di definire un nuovo meccanismo di selezione del vertice. Col britannico Gordon Brown che rimane uno dei personaggi più citati (nonostante l’ ostilità del suo governo), oltre al ministro francese Christine Lagarde.

Fonte: Corriere della Sera del 17 maggio 2011

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