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HAYEK VS. FRIEDMAN, IL DIBATTITO DA (RI)LEGGERE PER OGNI BANCHIERE CENTRALE

Tra le letture da suggerire al governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, prima di assurgere al seggio più alto della Banca centrale europea (Bce) c’è un paper di William Luther della George Mason University, quel covo liberista sulla sponda virginiana del Potomac. Il lavoro di Luther è in corso di stampa ma circola da qualche giorno tra gli addetti ai lavori. Il titolo è eloquente: “Friedman Versus Hayek on Private Outside Monies: New Evidence for the Debate”, Friedman contro Hayek sulle monete private: nuove prove per il dibattito.
In vari saggi (rispettivamente del 1976, 1978, 1984 e del 1990), Friedrich August von Hayek ha sostenuto la desiderabilità di permettere ai privati di coniar moneta: la concorrenza che ne risulterebbe imporrebbe disciplina alle (autocratiche e spesso autoreferenziali) autorità monetarie. Milton Friedman ha criticato Hayek come troppo ingenuo: gli emittenti privati avrebbero presto creato una rete, o per dirla in termini eleganti un network, che avrebbe consentito loro di fare gli affari propri senza però fare nascere il meccanismo concorrenziale idealizzato proprio da chi era stato uno dei suoi maestri. Secondo William Luther, l’evidenza empirica (spesso di paesi in via di sviluppo o in guerra) dà ragione a Friedman. Ma che avverrebbe in caso di un ulteriore smottamento dell’euro? Già oggi valute i cui titoli hanno interessi marcatamente differenti (si oscilla dal 3 al 17 per cento) hanno valori differenti e competono l’una con l’altra.

Fonte: Gazzetta Finanziaria de Il Foglio del 23 maggio 2011

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