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Il G8 rilancia le rivolte arabe

Oggi il summit a Deauville.Gli Usa: sostegno economico ai movimenti democratici.
È il vertice della primavera araba, la fiera della solidarietà con i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente che stanno ridisegnando, o cercano di farlo, il proprio futuro in una chiave più aperta e democratica. Domani i potenti del pianeta scriveranno sulla carta intestata del G8 la promessa di un sostegno politico e finanziario per chi, dal Cairo a Tunisi, ha deciso di voltare pagina, dispenseranno impegni e stanzieranno miliardi nel nome della stabilità globale.
Prima, però, dovranno pensare alle minacce che non fanno dormire sonni sereni neanche agli otto Grandi: la guerra in Libia, l’economia incerta, la finanza troppo volatile, la sicurezza nucleare, i mutamenti climatici.
Pare una roccaforte d’altri tempi, la verde Deauville, blindata alla polizia francese che ha piazzato chilometri di transenne e posti di blocco come se attendesse un altro D-day. Gli otto leader hanno cominciato ad arrivare ieri sera, battuti sul tempo dal russo Dmitry Medvedev. Obama era atteso nella notte, stamane tocca agli altri compreso il premier Silvio Berlusconi. «Non dobbiamo farci prendere dall’ansia della dichiarazione finale», ha avvertito il padrone di casa Nicolas Sarkozy. È un modo per mettere le mani avanti. I problemi sono tanti e nessuno ha una facile soluzione. Si comincia all’una meno un quarto nella Villa Le Cercle. Fra una portata e l’altra si tratta la solidarietà ai giapponesi per il post tsunami e la situazione economica complessiva, sulla traccia dell’incontro finanziario di Washington. Ci si aspetta che il premier Naoto Kan chieda un garbato sostegno. «Parlerà di commercio internazionale e di accesso ai mercati», dice una fonte giapponese. Il resto del confronto finirà per ruotare intorno al Fondo monetario, alla candidatura della francese Lagarde, ai pesi in seno all’istituzione di Washington. Si attende l’opinione di Obama, ancora molto cauto ieri sera. Di lì ai debiti insostenibili, il passo è breve. La Grecia è una spina europea che preoccupa anche gli altri per i riflessi che ha su mercati e valute. L’America non vuole un dollaro troppo forte che frenerebbe l’export. Una bancarotta ellenica deprimerebbe l’euro e manderebbe il biglietto verde in una orbita ben superiore all’attuale.
Kan sarà protagonista anche della seconda sessione, su nucleare e cambiamento climatico e farà il punto sulle paure di Fukushima. Medvedev pare carico sulla sicurezza e proprio ieri l’Ue ha scritto un compromesso all’europea sulle prove di sforzo a cui saranno sottoposte le centrali continentali. Non è un testo rigido come voleva la Commissione Ue, ma i controlli «saranno duri», assicura una fonte energetica. E tanto basta perché gli europei chiedano ai partner internazionali di fare altrettanto. Dopo la cena in riva al mare da «Le Ciro’s» si comincerà col piatto forte del summit: la primavera araba. Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton e il responsabile del Tesoro, Tim Geithner, hanno scritto al G8 auspicando una strategia comune di sostegno politico ed economico ai movimenti democratici. Giusto ieri la Banca Mondiale, dopo aver stanziato 6 miliardi per la regione mediterranea e mediorientale, ha affermato che «ci sono grandi opportunità che, se ben gestite, possono dare una spinta significativa all’economia e agli standard di vita». L’Europa ci crede. «Ci spenderemo per un nuovo partenariato del G8 con i vicini del mediterraneo del Sud – ha detto il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso -. Noi abbiamo appena dato nuova vita alla nostra strategia con 7 miliardi di euro, 1,24 dei quali sono denaro precedentemente non disponibile». Ci sarebbero fondi anche per la Libia, ma lì manca la pace. Inevitabile capire dove si vuole andare.

Fonte: La Stampa del 26 maggio 2011

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