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Se ora Wall Street investe in fattorie

George Soros liquida i suoi investimenti in oro e compra fattorie in Sudamerica investendo nella Adecoagro, una conglomerata agricola con proprietà in Argentina, Brasile e Uruguay. Non è il solo: da un po’ di tempo gli hedge fund si contendono le terre coltivabili che possono essere acquistate in giro per il mondo. Se ne cercano ovunque, dalla Russia all’Africa, ma alla fine le più appetibili restano quelle negli Usa e in America Latina: più produttive, più facili da proteggere e senza troppi vincoli sulla proprietà. Un tempo chi voleva diventare ricco in fretta cercava di trasformare i terreni agricoli in aree fabbricabili. Ma oggi negli Stati Uniti, mentre il mercato dell’ edilizia residenziale vive il suo 57esimo mese consecutivo di recessione, un altro mercato immobiliare – quello delle aree coltivabili – ha raggiunto i massimi degli ultimi 32 anni: più 16 per cento dall’ inizio del 2010, certifica la Federal Reserve di Chicago. Certo, c’ è da restare interdetti davanti a queste sofisticate finanziarie di Wall Street che, dopo aver puntato sulle aree più avanzate e innovative dell’ economia, cambiano cavallo e riscoprono un settore tenuto ai margini da quasi un secolo. Come può essere? «Nel 2011 torna di moda un settore che aveva smesso di attrarre l’ attenzione nel 1911», si scandalizza il New York Observer. Ma Robert Shiller, celebre economista di Yale – uno dei pochi ad aver previsto non solo la «grande recessione» del 2008, ma anche la prolungata crisi del mercato immobiliare – ha appena spiegato a un pubblico di duemila operatori finanziari che, con la domanda di derrate alimentari che esplode nei Paesi emergenti e l’ offerta che fatica a tenere il passo, quello in fattorie è uno degli investimenti più sicuri, visto che «i campi non si possono fabbricare». Gli scettici sono molti: da un lato quelli che vedono nella corsa all’ agricoltura il segno dell’ involuzione di un mondo che ha paura del futuro, che si arrocca, teme di dover affrontare scarsità che sembravano ormai relegate nel retrobottega della storia. Dall’ altro gli analisti che invitano alla cautela: dopo la bolla dell’ alta tecnologia e quella dei valori delle case, gonfiati dai mutui a go-go, adesso ne rischiamo una terza, alimentata dall’ impennata dei prezzi delle derrate agricole. È normale che, in parallelo, cresca anche il valore dei terreni. Ma in Kansas e Nebraska, ai ritmi attuali, i prezzi raddoppieranno in quattro anni: insostenibile. Gli hedge, però, non vedono grossi rischi. Alcuni pensano addirittura di potersi arricchire in caso di distruzione dei raccolti per inquinamento, catastrofi ambientali o attacchi terroristici. E Larry Fink, il capo di BlackRock, che con 3.500 miliardi di dollari amministrati è il maggior gestore mondiale di patrimoni, taglia corto beffardo: «Investite sull’ agricoltura e sull’ acqua e poi andatevene in spiaggia».

Fonte: Corriere della Sera del 27 maggio 2011

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