La capacità tedesca di complicare le vicende della erisi europea ha raggiunto ie- ri vette inesplorate. La Germania è il primo creditore della Grecia, ma il suo Governo si sta battendo per ridurre il valore dei propri stessi crediti. Una mozione parlamentare approvata ieri ha formalizzato la richiesta di una “ristrutturazione soffice” del debito greco. Un esercizio di eufernismi che oggi viene chiamato da Berlino “sostanziale coinvolgimento dei privati” nella revisione dei termini di credito alla Grecia. Nell`ipotesi voluta da Berlino i titoli di debito della Grecia in mano ai privati – in particolare alle banche -verrebbero allungati fino a sette anni.
Per evitare di classificare l`operazione come un default, Berlino propone un`adesione volontaria” delle banche, sul modello di quanto avvenne negli anni scorsi con l`iniziativa di Vienna a favore dell`Est Europa.
L`obiettivo è di assoggettare a punizione le banche, che l`opinione pubblica tedesca considera prime responsabili della crisi, e al tempo stesso garantire alla Grecia un periodo adeguato per aggiustare la propria economia senza chiedere ulteriori aiuti.
Purtroppo però le conseguenze di una simile revisione dei termini di credito non sono misurabili.
È molto probabile che crei incertezza sul valore futuro di tutti i crediti sul debito sovrano europeo, come testimoniano le reazioni dei mercati in questi giorni alle indiscrezioni da Berlino.
Il ministro delle Finanze Wolfgang Schàuble, da tempo sotto pressione all`interno della stessa coalizione di Governo e da circa sei mesi in frequente disaccordo con la cancelliera, ha cavalcato l`irritazione dei parlamentari della coalizione(Cdu e liberali) nei confronti del salvataggio della Grecia. Dopo due giorni di trattative con le frazioni del Bundestag si è ,fatto alfie re del coinvolgimento delle banche, una posizione molto popolare tra i cittadini tedeschi.
Continua Nel farlo ha mirato apertamente al conflitto con la Banca centrale europea. Schàuble ha prima inviato una lettera irrituale, e di fatto pubblica, al presidente della Bce e agli altri ministri delle Finanze in cui sollecitava la revisione dei crediti esistenti come condizione per ulteriori prestiti alla Grecia. Poi, dopo una severa reazione di Trichet – che ha parlato di “enorme errore” – ha ottenuto facilmente l`appoggio dei parlamentari di Governo e ha sfidato la Bce a sostenere la mozione del Bundestag in vista del Consiglio Ue di fine giugno. Per voce del capo economista Jiirgen Stark, la Bce ha respinto duramente anche ieri la proposta di Schàuble.
Un gruppo di lavoro sul “settore privato” sta valutando le opzioni a Bruxelles sotto la guida di un responsabile del ministero delle Finanze olandese.
Ma la campagna pubblica lanciata da mesi da Schàuble ha già fatto scappare i buoi. Dopo le ripetute minacce del ministro tedesco alla fine del 2010, le banche tedesche hanno rotto l`accordo col Governo che le impegnava a mantenere nei loro portafogli i titoli greci e nei primi tre mesi del 2011 si so- no liberate di circa metà dei bonds. Così come avevano fatto ben prima di loro anche le banche francesi e olandesi. Il risultato è che oggi le banche tedesche sono meno esposte al coinvolgimento punitivo voluto da Schàuble.
La revisione dei termini di credito non riguarderebbe nemmeno la Bce. Infatti se la Banca partecipasse all`allungamento delle scadenze dei titoli greci nel proprio portafoglio dimostrerebbe di averli accumulati nel contesto di un`operazione di salvataggio della Grecia.
Cosa che è esplicitamente con traria ai Trattati e al carattere dell`indipendenza della Banca centrale, anche dopo gli impegni presi nel maggio 2010.
Di fronte all`ostinazione del Governo tedesco, si tratterebbe se possibile di individuare un modo il più possibile soft per coinvolgere i privati, senza scatenare un “credit event”, cioè una revisione del valore dei titoli configurabile come un default. Si tratta di una danza sulle uova perché la decisione su come classificare la revisione spetta a un organismo internazionale composto tra l`altro da banche americane e hedge funds. La propaganda di Berlino nel presentare l`operazione come decisiva per risolvere il problema del debito greco potrebbe ingigantirne la portata oltre il reale effetto e aggravare la situazione estendendola ad altri,Paesi.
A fermare Schàuble non è bastato nemmeno il cambio di posizione della Bundesbank. Da quando la Banca centrale tedesca è guidata da Jens Weidmann, infatti, ha preso posizione contro la ristrutturazione. A Francoforte si parla di una lettera inviata nelle ultime ore dal presidente della Bundesbank al ministro Schàuble in cui Weidmann spiegherebbe che i costi di un default greco sarebbero molto superiori a quelli di un nuovo prestito. Una stima dei costi diretti per la Germania di un taglio al debito greco si aggira attorno ai 40 miliardi di euro, senza considerare l`eventualità di un contagio fuori controllo ad altri Paesi. Mentre le ipotesi sul nuovo prestito sono nell`ordine di 12 miliardi.
Il calcolo è abbastanza semplice:
su 9o miliardi necessari alla Grecia, 30 potrebbero venire dalle banche, 20 dal Fondo monetario internazionale e 4o dai Governi dell`area euro. Di questi circa un terzo sono a carico di Berlino.
Ma la contabilità finanziaria è stata considerata poca cosa di fronte a quella politica. Iparlamentari cristiano-democratici e liberali vogliono evitare che i cittadini tedeschi si convincano che la Grecia è solo “un pozzo senza fondo” in cui saranno chiamati a versare miliardi in eterno. Questa sindrome, teme la Cdu, porterebbe gli elettori a una ribellione. Per questa ragione i parlamentari di maggioranza vogliono trovare una soluzione il più possibile conclusiva prima delle elezioni del prossimo, anno. Angela Merkel è preoccupata per le iniziative di Schàuble. La cancelliera non sarebbe convinta della linea dura presa dal ministro, ma i suoi margini di azione politica sono ora ristretti dal consenso ottenuto ieri in Parlamento da Schàuble.
La danza sulle uova dell’Europa
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