• venerdì , 22 Novembre 2024

Chiedere ora garanzie extra per salvare Atene è un colpo all’Ue

Chiedere ora garanzie extra per salvare Atene è un colpo all`Ue L a richiesta del Parlamento finlandese al governo greco di avere una garanzia supplementare (“collaateral”) per partecipare al salvataggio deciso collegialmente dai paesi membri dell`Unione europea è la conferma, semmai ne avessimo bisogno, che si procede uniti, ma si marcia divisi.E è il tarlo che rode la convivenza nel Vecchio continente e la sopravvivenza dell`euro.
Significa infatti che la Finlandia non crede che le decisioni prese a Bruxelles allontanino i rischi di default del debito pubblico di Atene; immaginiamo come la pensa per gli altri stati in difficoltà. E anche se le decisioni di questo piccolo paese non hanno un peso rilevante nelle scelte del mercato globale, ieri – con una discussione ancora in corso e la Germania che fa capire che non accetterà soluzioni che possano favorire un paese sugli altri – lo spread tra titoli di stato decennali greci e bund tedeschi è arrivato a 1.514 punti, il nuovo massimo storico dall`introduzione dell`euro. Finché quindi anche uno solo grida che il re è nudo, la finzione che il problema non esiste non può continuare. Questo episodio arricchisce la lunga storia delle garanzie collaterali nella tradizione del- la finanza mondiale e, se non provenisse da un paese membro “paludato” dall`euro, di per se stesso non rappresenterebbe una novità, Anche perché tale accordo tra Helsinki e Atene servirebbe solo per ridurre il rischiò di default del debito greco e, con esso, il suo costo, perché con un collateral supplementare si dovrebbe ridurre il premio pagato. Ma non è così, dato che il rischio, nella dimensione in cui esiste, non muta, forse si aggrava per le ombre che getta nell`utilità degli accordi presi per scongiurarlo; come non varia il tasso da pagare, perché è stato predeterminato in sede di trattativa collegiale. L`utilità per l`Unione europea e l`euro è, nella migliore delle ipotesi, nulla; nella peggiore, negativa.
Se la Grecia accettasse la richiesta finlandese, come sembra voglia fare presa alla gola, nuocerebbe ai propri interessi, perché gli altri paesi membri europei si assocerebbero nel richiedere almeno lo stesso collateral. Se non l`accettasse, rischierebbe di mettere in forse l`ottenimento del prestito indispensabile concordato e si entrerebbe in un circolo vizioso che coinvolgerebbe anche il debito pubblico italiano. Non c`è che dire: proprio un bel successo geopolitico di Helsinki! La proposta di emettere Eurobond si inserisce in questo quadro confuso di ciò che intende essere l`Unione europea. Essa è stata portata avanti in vista della necessità di effettuare opere pubbliche capaci di stimolare la crescita europea, ha trovato indiretta attuazione nelle emissioni delle banche che perseguono finalità politiche (Bei e Bers) e diretta manifestazione nella decisione che il Fondo per la stabilità finanziaria dei paesi membri possa emettere titoli garantiti dai paesi Ue (compresa quindi la Finlandia). La proposta originaria è stata ancora una volta respinta nel recente colloquio bilaterale da Germania e Francia che, però, non hanno negato l`utilità di un uso indiretto e diretto degli Eurobond.
Hanno respinto l`idea di un`Unione politica e proposto quella di un direttorio economico di cui, il va sans dire, sarebbero parte determinante, libera di decidere che cosa fare e chi lo debba fare. A questa filosofia negazionista si è implicitamente associata la Bce che, ribadendo la sua indipendenza, si è arrogata il compito di indicare esplicitamente ai paesi membri cosa devono fare, specie nel caso in cui incappino in una crisi. Quindi, nessuna forma politica per l`Europa, ma due direttorii economici. Credo proprio che Bismarck avesse ragione a ritenere l`Europa una nave carica di pazzi; per essa secoli e tragedie passano inutilmente.

Fonte: Il Foglio del 25 agosto 2011

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