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Draghi:gli acquisti della Bce non sono scontati

«C’è una caratteristica comune a tutti gli avvenimenti ai quali abbiamo assistito negli ultimi tre anni: è lo straordinario incremento dell’avversione al rischio. Tutte le probabilità sono cambiate e l’orizzonte temporale necessario per prendere decisioni economiche si è fortemente contratto». Nasce da questa considerazione l’invito rivolto ieri ai Governi da Mario Draghi affinché si assumano le loro responsabilità per risolvere la crisi del debito sovrano, perché il sostegno della Bce non va preso per scontato.
Il governatore della Banca d’Italia e futuro presidente della Bce ha tratto ieri le conclusioni di un seminario organizzato dall’Istituto Montaigne di Parigi sull’eredità della crisi finanziaria internazionale, deflagrata a fine 2008 con il crollo di Lehman Brothers, che sembra non passare mai. Ieri, tra l’altro, si è avuta una rappresentazione plastica dell’ormai prossima staffetta fra l’attaule presidente della Bce Jean-Claude Trichet, che ha aperto la discussione e Draghi, che l’ha conclusa, con la verifica di un linguaggio assolutamente comune tra il banchiere centrale francese e quello italiano: tra l’altro, come Trichet, anche il governatore italiano ha parlato del futuro dell’Europa e ha indicato la necessità di arrivare a una modifica del Trattato rafforzando il patto di stabilità attraverso un vincolo a varare riforme strutturali, vitali per garantire la crescita dell’economia.
Draghi ha però esordito battendo sul tasto della differente percezione del tempo a disposizione fra gli uomini dell’economia e i politici: ciò che si manifesta come esigenza immediata sul mercato, i timori degli investitori, la necessità di fare fronte subito all’estrema volatilità finanziaria, la consapevolezza di un «brusco peggioramento dell’outlook di breve periodo in tutte le economie avanzate, compresa l’euroarea» sono aspetti avvertiti con minore urgenza nel mondo della politica, che ha tempi più lunghi. Ma il compito dei politici, oggi, ha sottolineato Draghi, è quello di non arretrare di fronte a queste sfide, e prendersi le proprie responsabilità.
Nel giorno in cui la Bce ha comunicato di aver acquistato sul mercato titoli pubblici per ben 56,3 miliardi nelle ultime 4 settimane, il governatore ha ricordato che l’acquisto di titoli di Stato da parte della Banca centrale europea è temporaneo e che la sua unica finalità è quella di eliminare disfunzioni in alcuni segmenti di mercato.
«La Bce – ha detto – ha intrapreso interventi sul mercato obbligazionario con il suo programma Securities market (Smp) per contribuire a ripristinare una trasmissione di politica monetaria più appropriata, in un ambiente dove alcuni segmenti di mercato sono disfunzionali». Il programma – ha poi specificato – è temporaneo e completamente sterilizzato. «Ma soprattutto – ha aggiunto – come ha osservato di recente Jean-Claude, non può essere utilizzato per eludere la disciplina di bilancio: in altre parole – ha sottolineato – non deve essere dato per scontato dagli Stati membri». Quanto ai Governi «gli impegni assunti per ripristinare la disciplina di bilancio in Europa debbono essere messi in atto in modo preciso e puntuale». Nell’attuale contesto finanziario nel quale prevale un sentiment di mercato molto negativo qualunque mancanza di determinazione, potrebbe dar luogo a una spirale pericolosa, anche in assenza di cambiamenti effettivi nei fondamentali».
Ma altrettanto importante, per Draghi è agire attraverso politiche che favoriscano lo sviluppo. E sulla crescita è tranchant: «Non esiste una bacchetta magica» afferma, ma tuttavia riforme importanti di liberalizzazione e di aumento della competitività si possono e si debbono fare. «Non dobbiamo sottostimare l’impatto che un programma di riforme ben disegnato potrebbe avere nel ristabilire la fiducia e rilanciare così anche nel breve termine la domanda e l’attività produttiva» sottolinea. Il governatore ha poi difeso la costruzione dell’europa monetaria e l’euro senza il quale la crisi avrebbe colpito molto più duramente ma rileva come siano state le «incertezze dell’Europa» ad alimentare il contagio. Per questo l’Unione deve reagire, dando gambe e fondi all’Efsf, deve portare avanti l’integrazione «senza ulteriori ritardi», mostrare unità e «parlare con una sola voce». La strada maestra, conclude Draghi, dopo aver illustrato i successi e i problemi nella riforma della finanza, «era e rimane la cooperazione internazionale»

Fonte: Sole 24 Ore del 6 settembre 2011

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