• domenica , 24 Novembre 2024

A Cannes tutti o nessuno

L’appello dell’Europa al G20. Noi abbiamo fatto il nostro e voi cosa farete per salvare il mondo?
Herman Van Rompuy e Josè Manuel Barroso non hanno dubbi. «Noi abbiamo fatto la nostra parte, ma questo da solo non basta per assicurare una crescita bilanciata e una ripresa globale», scrivono il presidente del Consiglio e quello della Commissione ai leader del G20, i numero uno dei paesi più ricchi del pianeta che giovedì si ritrovano Cannes per il tradizionale summit d’autunno. I due generali con le dodici stellette invitano «tutti i partner a una azione congiunta guidata da uno spirito di responsabilità e da scopi comuni». Serve «un rinnovato spirito collettivo», mettono in nero su bianco. Sennò sarà la crisi da avere la meglio.
Corre una stagione di mezzo, quella in cui si deve costruire ma si ha paura che il castello non sia abbastanza solido. Il duo «Van Barroso» gioca di anticipo e mette per primo le carte sul tavolo, invitando i Grandi a passare in rassegna i cinque punti dell’intesa del summit Ue chiuso nella notte di mercoledì. «Attueremo queste misure con rigore e nei tempi – promettono -, certi che daranno una solida svolta alla crisi». Vale per il fondo anticrac (Efsf) capace di movimentare mille miliardi come per il salvataggio da 240 miliardi della Grecia con tanto di tosatura volontaria ai bond detenuti dalle banche. Sono la prova, assicurano, che l’Ue «è disposta a compiere tutti i passi necessari per garantire la stabilità dell’euro e dell’Eurozona». E gli altri? Cosa faranno per salvare il mondo?
Gli sforzi europei purtroppo non bastano e non è neanche detto che la strategia appena disegnata, coraggiosa sebbene incompiuta, stia in piedi con le proprie gambe. Il vertice sulla riviera francese diventa vetrina e opportunità, consentirà di spiegare le proprietà dell’Efsf rafforzato e usare il grimaldello del buon senso per convincere gli altri a rinunciare a qualche egoismo. Il fondo salvastati ora può assorbire capitali terzi: la Cina è il primo indiziato, del resto ha già in tasca 500 miliardi di bon europei (dicono che pagherà, ma nessuno lo ha confermato); l’India ha aperto all’opzione a patto che ci sia il Fondo monetario; il Brasile guarda l’opportunità con interesse.
Sulla Croisette, l’Europa dovrà garbatamente fare da piazzista di se stessa per raccogliere una cascata di miliardi e blindare i debiti sovrani. Nessuno è sicuro che il contagio sia evitato e le preoccupazioni interne riguardano sopratutto l’Italia, schiacciata fra un debito “monstre” e una politica in cui Oltralpe non hanno fiducia. Nella domenica bruxellese, si registra segnali di ansia per l’evoluzione dei mercati da stamane: «C’è il rischio che l’euforia si sia già esaurita», confessa una fonte.
Non finisce qui. Oltre al presidente Sarkozy che da giorni ripete di non voler accettare critiche esterne all’Europa, «sopratutto da chi ha problemi più grandi dei nostri», a Bruxelles i diplomatici sottolineano i rischi connessi all’economia Usa, fiaccata dal 9,1% di disoccupazione, stessa cifra del rapporto deficit/pil, e una crescita sotto il 2%. Il presidente Obama invita l’Unione a fare in fretta, ripetono, ma «sarebbe lui a dover cercare di risolvere il puzzle congiunturale a stelle e strisce».
Attenta a non farsi prendere la mano, la coppia «Van Barroso» chiede soluzioni globali. Dal vertice di Cannes auspica «un ambizioso piano di azione», ma punta il dito sulle monete sottovalutate (come lo yuan) e si interroga sulla solidità della dote del Fmi. Per il sistema finanziario sollecita «una riforma vera con un terreno di gioco uguale per tutti», senza dimenticare la Tassa sulle transazioni finanziarie che Bruxelles vuole, ma che raccoglie pochi consensi, in casa e fuori. Nella lettera europea c’è il riferimento immancabile agli accordi per il libero scambio del Doha Round e quelli per il Cambiamento climatico. Appelli che puntualmente cadono nel vuoto. Come se i Grandi si stessero occupando di un pianeta che non è il loro.

Fonte: La Stampa del 31 ottobre 2011

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