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Sul risanamento Parigi battuta da Roma

Il Lisbon Council:tra i Paesi a tripla A è quello più in bilico
«Davvero sono saliti ancora, gli spread?», domanda Herman Van Rompuy mentre scende dal palco della sala Polak del Residence Palace. Sì, eccome, è la mezza e il rendimento dei Btp dista 530 punti dai Bund. «Bisogna far capire a tutti che serve tempo argomenta serio il presidente dell’Ue -, che i problemi non si risolvono in un giorno». Lo dice a tutela di Mario Monti e del governo italiano che sta per nascere, per la sua «doppia agenda» di crescita e austerità. «E’ molto motivato a rispettarla – assicura il fiammingo -. Lo conosco bene, era in un gruppo informale di miei consiglieri, lo vedevo spesso. E’ un uomo brillante, anche se non ciò significa niente se non avrà una maggioranza a sostenerlo in Parlamento».
Parla di Italia, il numero uno dell’Unione, del resto a Bruxelles non si discute di altro. Ha appena tenuto un discorso da mezz’ora alla presentazione del Monitor annuale del Lisbon Council, quotata thinktank bruxellese. Anche qui i dolori romani sono finiti al centro dell’attenzione, ma la notizia è che non sono i soli. L’indice della «salute economica» promuove i tedeschi, loda gli estoni virtuosi, e ci attribuisce un triste 14° posto sui diciassette dell’Eurozona, ci raffigura zavorrati da un potenziale di crescita basso (il penultimo davanti al Portogallo), da un’occupazione che non gira, da una ragione di scambio da dimenticare e da consumi smunti. La Francia è tredicesima. Ma la nostra 12ª piazza nella hit parade del risanamento ci porta in vantaggio su Parigi che cade alla 15ª.
«Suona il campanello di allarme» per Nicolas Sarkozy, è la morale dell’analisi del Council. Fra i sei Paesi Ue con la Tripla A, cioè la massima valutazione possibile per il debito, «la Francia ottiene il peggior risultato», un esito «troppo mediocre per un paese che vuol restare in prima categoria». Ne consegue l’appello per «riforme significative», anche prima delle elezioni presidenziali del 2012. Posto che chiunque arrivi all’Eliseo «non avrà scelta se non quella di adottare riforme significative». Dove? Spesa pubblica, istruzione (soprattutto per immigrati) e flessibilità accresciuta per il mercato del lavoro.Roba impopolare.
Lo studio del Lisbon Council alimenta dubbi seri sulla Tripla A dei cugini d’Oltralpe. Mentre, al netto delle evidenti ragioni di credibilità politica del governo uscente, comprime l’accettabilità della furia dei mercati contro l’Italia. Tanto che la morale diventa quasi incoraggiante: se Roma «sceglie una via di riforme strutturali serie che possa togliere le briglie al suo potenziale economico, ci potrebbe essere un limitato di risanamento fiscale per un bilancio reso relativamente sano dal suo avanzo primario». Attualmente, aggiunge Alessandro Leipold, membro del Council ed ex dirigente del Fmi, «l’Italia non ha bisogno di liquidità, ma solo di una iniezione di fiducia e di affidabilità».
E’ per questo che Van Rompuy insiste sui controlli. «Nelle conclusioni del vertice Ue del 27 ottobre ho fatto inserire il riferimento alla costante vigilanza della Commissione Ue – ha affermato il fiammingo -. Quindi a Cannes abbiamo aggiunto il Fmi». Una mossa, questa, resa necessaria dal fatto che «i problemi di un paese sono diventati i problemi dell’Eurozona». Il governo uscente, ha assicurato, era «perfettamente consapevole» dell’esigenza di un triplo monitoraggio e non lo ha messo in dubbio. Che poi lo abbia chiesto come ha detto Berlusconi è da verificare.
Bruxelles aspetta notizie, pronta a collaborare, se necessario. «La palla è nel campo di Monti, spetta a lui giocarsela», fa sapere con l’abituale metafora calcistica il commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn. Così come il neo premier greco Lucas Papademos volerà lunedì a Bruxelles per un incontro con Van Rompuy e con il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso, è facile pensare che avremo presto una visita anche del nuovo presidente del Consiglio. Con ogni probabilità prima del 29 novembre, giorno del verdetto europeo sulle attese di risanamento economico dell’Italia.

Fonte: la Stampa del 16 novembre 2011

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