• sabato , 23 Novembre 2024

I buchi del Fiscal Compact

La Commissione sta trasformando in testo giuridico l’intesa di venerdì.Ha un sacco di dubbi.E forse non potrebbe nemmeno farlo.
Josè Manuel Barroso difende l’accordo Salvaeuro, però dice che «non è sufficiente», perché all’Europa «non bastano disciplina e rigore, senza investimenti e crescita». E’ un allarme serio, ma il problema è un altro, altrettanto complesso. E’ che i servizi giuridici della Commissione Ue non sono ancora sicuri che l’intesa a Ventisei di venerdì scorso possa funzionare. Ci sono diverse questioni legali del “Fiscal Compact” che molto poco chiare, ammettono. E persino qualche buco.
Il portoghese si è presentato all’Europarlamento, assieme al presidente del Consiglio Herman Van Rompuy, per raccontare il patto della notte dell’8 dicembre in cui Eurolandia ha messo alla porta il Regno Unito. Prevedibile l’accoglienza agrodolce, il “no” di David Cameron ha ricompattato i grandi gruppi politici. Il mite Joseph Daul, capo dei popolari, s’è preso la soddisfazione di minacciare Londra brandendo l’arma dello sconto sul contributo al bilancio Ue, «solidarietà chiama solidarietà, sennò nulla», ha detto. Non si farà. E’ chiaro dalle parole del duo «Van Barroso» che si vorrebbe veder tornare gli inglesi. «Un patto a 27meno, non a 17più», ha chiarito il portoghese. «un giorno saremo di nuovo tutti», ha auspicato il fiammingo.
Al Trattato bisogna tuttavia arrivarci e non è scontato. Come vuole la tradizione dei summit notturni, bastano pochi giorni perché le volontà sono dei leader si impantanino in lande brumose. Estoni e Bundesbank già arricciano all’idea di mettere 200 miliardi freschi nel Fmi. La Merkel, per coerenza, ha sparato a sull’ipotesi di aumentare la dote del fondo salvastati permanente (Esm) oltre i 500 miliardi. Mentre il premier ceco Petr Necas, che cinque giorni fa era sull’onda buona, ha fatto sapere «che firmerà l’accordo quando non sarà un foglio bianco». Già, quando?
Van Rompuy dice che in marzo, forse prima, chiuderemo il testo. I giuristi della Commissione soppesano sulle parole che il presidente francese Sarkozy ambirebbe a leggere «entro 15 giorni». A Bruxelles rispondono «ci proveremo» e nel frattempo stilano la lista dei bachi entrati nel sistema della decisione a Ventisei. Ad esempio, il punto 5 della dichiarazione sull’Eurozona, laddove si delinea un automatismo di voto per le sanzioni sui deficit eccessivi. «E’ una questione che deve essere approfondita, perché così com’è sembra preludere a una riscrittura dei Trattati e allora non va», spiega ansiosa una fonte europea.
Dubbi financo sulla regola aurea del pareggio di bilancio da mettere nelle costituzioni nazionali. L’intesa chiede alla Commissione di definire i meccanismi di correzione dei disavanzi che potrebbero venirsi a creare, e di stilare un calendario di convergenza. In che modo? In che tempi? Con quale autorità? Quale strumento? Una direttiva o un regolamento? Lo facciamo noi o chi?Funziona che Bruxelles vigila se è un accordo internazionale fuori dai Trattati? E come lo colleghiamo ai trattati? «Come minimo bisogna chiarire cosa occorre – taglia corto un funzionario -. E qui verificheremo se e come dargli senso legale».
Incerto il punto 8. «Conveniamo di sfruttare la cooperazione rafforzata più attivamente in relazione a questioni essenziali per il corretto funzionamento dell’Eurozona». «Bella frase, ma che vuol dire?», sbotta una fonte istituzionale, rapida nel sottolineare che sarebbe comunque difficile trasformare una dichiarazione politica in un testo per un patto continentale. Qui, però, stiamo esagerando. Qual è l’esatta natura legale dell’intesa e come si collegare con i Trattati esistenti? è la domanda che viene subito dopo. Sarà una cosa alla Schengen? O un protocollo per l’Esm che pure è intergovernativo? Come parteciperanno i paesi extra euro alle intese di chi è dentro?
E’ un rompicapo. Senza parlare dei tempi. Si vuole l’intesa in marzo. Facile, relativamente. E poi quando entra in vigore? Quando lo hanno firmato tutti i 26? O bastano i 17? O meno, come suggerisce qualcuno? «Se aspettiamo tutti ci vorrà una vita», ammette il giurista. «Due anni», aveva stimato Barroso alla vigilia del vertice, parlando di un nuovo Trattato Ue. Un tempo lungo una vita. Sopratutto per i mercati che, con un rapido clic, potrebbero cambiare una storia che non è ancora cominciata.

Fonte: La Stampa del 9 dicembre 2011

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