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Perchè non è bastata la promessa di aiuti

Tocca ai leader, la politica deve fare la sua parte. Mario Draghi, presidente della Bce, questa volta non lo dice chiaramente. Ma che abbia sempre più voglia di mettere in mora i governi europei lo fa capire bene quando con parole che colpiscono per la sua nettezza esclude l’ ipotesi di una Banca centrale pronta a comprare i titoli pubblici dei Paesi in difficoltà, Italia in testa, e a contrastare la crisi dell’ euro. La soluzione ci sarebbe ed è quel fiscal compact, l’ accordo sulle regole di bilancio da lui segnalato la scorsa settimana al Parlamento europeo, ma lo devono raggiungere i Paesi, aggiunge, provocando la dura reazione dei mercati che hanno sperato fino all’ ultimo in uno spiraglio, seppure subordinato all’ intesa politica. E che nei giorni scorsi hanno attenuato le pressioni su Borsa e titoli pubblici puntando su una virata della Bce sui programmi di quantitative easing, il bazooka invocato dalla stampa anglosassone. Invece, la virata c’ è stata ma su un altro terreno, quello delle banche. In questo caso Eurotower, al consiglio di ieri, ha spostato la sua rotta tradizionale mettendo in campo tutto lo strumentario a sua disposizione per dare liquidità al sistema del credito ed evitare i rischi di credit crunch , cioè di riduzione dei finanziamenti a famiglie e imprese, e di strozzatura all’ economia. Aste a lunga scadenza per dare liquidità illimitata a 36 mesi, ampliamento massimo dei collaterali necessari per ottenere i finanziamenti da Eurotower e anche il dimezzamento dal 2% all’ 1%, del margine di riserva obbligatoria che gli istituti di credito devono avere presso le banche centrali nazionali. Una misura, questa, mai esaminata dalla Bce nella sua storia. Insomma, complessivamente un intervento straordinario nel campo della liquidità al sistema creditizio per dare fiato alla ripresa che si è fermata, in linea col taglio dei tassi. Quasi che la Bce non potendosi presentare come prestatore di ultima istanza per gli Stati come gli investitori vorrebbero, lo facesse con più accentuazione e a un livello più alto per le banche. Si tratta di misure «non standard», anche esse come il resto votate a maggioranza, tese «a sostenere il credito a famiglie e imprese», spiega il presidente di Eurotower. «La Bce ha l’ importantissimo ruolo di guardiano della stabilità» dice Draghi nella conferenza stampa parlando della sua partecipazione al vertice di Bruxelles dei capi di Stato e di governo. Stabilità dei prezzi, certamente come recita lo statuto disegnando la principale missione della banca centrale. Ma, viste le misure decise ieri e la preoccupazione per la situazione del credito, anche stabilità delle banche. «Le nuove misure assicureranno un rafforzato accesso alla liquidità per le banche e faciliteranno il funzionamento del mercato monetario nell’ area euro» sottolinea Draghi in una giornata in cui il sistema creditizio europeo è travolto dal ciclone dei conteggi di maggiore fabbisogno diffusi dall’ Eba, l’ autorità di vigilanza europea. «La decisione di condurre gli stress test sulle banche è stata presa in un momento in cui le condizioni erano molto diverse da quello che sono oggi» avverte Draghi. Certamente le ricapitalizzazioni, aggiunge, «non devono aggravare la stretta sul credito».

Fonte: Corriere della Sera del 9 dicembre 2011

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