I leader dellEurozona hanno fatto le ore piccole, ancora una volta, per raggiungere un accordo che aggiunge qualcosa alle difese finanziarie, ma probabilmente non abbastanza, mentre dispone nuovi draconiani rafforzamenti della disciplina di bilancio e, soprattutto, lo fa con modalità che aprono nuove fratture nella struttura istituzionale dellUnione.
Sulle difese finanziarie, la difficoltà era, e resta, una fondamentale differenza dinterpretazione. La Germania e i paesi nordici «virtuosi» pensano che la crisi del debito sia imputabile esclusivamente ai comportamenti lassisti dei paesi sotto attacco; ma questi, che nel frattempo hanno adottato misure spesso draconiane per correggere gli squilibri di bilancio, argomentano che vi è una dimensione «di liquidità» dei mercati che è indipendente dai loro comportamenti. Che i mercati li attaccano anche perché manca nel disegno istituzionale dellEurozona un prestatore di ultima istanza in grado di offrire sostegno illimitato, con la moneta comune, alle banche e ai debitori sovrani.
Questa tesi ha trovato sostegno, nelle ultime settimane, nel fatto che il contagio si è esteso progressivamente non solo alla Francia, ma anche allAustria, allOlanda, alla Finlandia, paesi che hanno situazioni del debito pubblico migliori della Germania e ciononostante debbono pagare un premio dinteresse che si allarga sulle proprie emissioni del debito pubblico. Intanto le agenzie di rating si preparano a togliere la Tripla A alla Francia e iniziano a declassare tutte le banche europee.
Dunque, finalmente, due giorni fa la Banca Centrale Europea ha allentato i suoi freni troppo stretti, portando il tasso dinteresse all1 per cento, dimezzando il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche e offrendo alle banche nuovi strumenti di finanziamento illimitato a tre anni. Lintervento sarebbe stato anche meglio accolto dai mercati se il presidente Draghi, in conferenza stampa, avesse valorizzato laumento della liquidità, invece di affannarsi a rassicurare lazionista di riferimento tedesco sul fatto che gli interventi di sostegno ai mercati dei titoli sovrani sarebbero rimasti modesti.
Anche lEurosummit ha fatto qualcosa per accrescere i sostegni di liquidità, accettando di fatto che la Bce agisca come agente del Fondo salvastati per le sue operazioni di mercato. Può voler dire ma al momento non sappiamo che lEurotower offrirà sostegno di liquidità agli interventi del Fondo. Inoltre, i tedeschi hanno rinunciato a scrivere nel trattato e nei regolamenti europei che gli investitori in titoli sovrani dovranno subire delle perdite sui loro averi, sostituendo tale sinistra promessa con limpegno ad evitare altre ristrutturazioni del debito, dopo quella, inevitabile, della Grecia.
Si accelera la trasformazione del meccanismo temporaneo di assistenza finanziaria (Efsf) in Fondo permanente. Non si sono aumentate le risorse disponibili, ma il linguaggio ambiguo del comunicato lascia aperta la possibilità che le risorse già decise per il nuovo Fondo permanente 500 miliardi di euro si aggiungano a quelle disponibili nel Fondo temporaneo già in essere. Si è annunciata, invece, lintenzione di fornire 200 miliardi di euro di prestiti bilaterali al Fondo Monetario Internazionale, per aumentare le risorse disponibili da quella fonte per il sostegno ai paesi dellEurozona in difficoltà. Siccome non ci fidiamo di noi stessi, meglio dare i soldi a un soggetto terzo più affidabile.
Questa è la parte positiva, pur detta a mezza bocca e con mille reticenze. Poi viene quella sulle nuove regole di governance economica, gridata in tre pagine di piombo fuso.
Non bastano il Semestre europeo, le nuove procedure legali già in vigore per il coordinamento delle politiche economiche, con annesse sanzioni e automatismi di attuazione, il Patto europlus. Ora, bisogna scrivere nel trattato le regola costituzionale del pareggio di bilancio che pure i membri dellEurozona stanno già adottando per conto loro con lintervento della Corte europea di giustizia a verificarne la trasposizione. I bilanci nazionali dovranno essere preventivamente sottoposti alla Commissione europea, che ne giudicherà la conformità alle regole e agli impegni assunti in sede europea. Ogni piccola deviazione dai programmi deve produrre aggiustamenti automatici delle entrate e delle spese nei bilanci pubblici. Gli stati membri dovranno riferire exante sui programmi di emissione del debito pubblico. Speciali procedure di monitoring verranno applicate ai paesi soggetti alla procedura di disavanzo eccessivo dellarticolo 126 del trattato. E, come se tutto ciò non bastasse, nuove proposte di integrazione fiscale dovranno essere presentate al Consiglio europeo di marzo.
Evidentemente, qui cè un problema grande come una casa: o facciamo lunione politica, e centralizziamo le politiche economiche e di bilancio, creando anche nuove strutture politiche di legittimazione, o dobbiamo preservare spazi fruibili per i parlamenti nazionali. Non si può trasformare la politica economica in un coacervo di regole automatiche gestite da un comitato esecutivo di capi di stato autoselezionati e di burocrati della Commissione e della Banca Centrale. La democrazia non è compatibile con un tale assetto.
Questo è anche il motivo per cui le proposte di revisione accelerate del trattato frettolosamente imbastite dal presidente Van Rompuy non sono accettabili. Si è immaginato di introdurre le nuove regole attraverso una modifica del Protocollo numero 12 del trattato, il quale regola lapplicazione della procedura dei disavanzi eccessivi; in tal modo si semplifica il negoziato e si spera di evitare le procedure nazionali di ratifica. Ciliegina sulla torta: vista lindisponibilità del Regno Unito, tutto si farebbe con accordo intergovernativo fuori del quadro istituzionale dellUnione. Se e come i due trattati potranno continuare a coesistere, se il mercato interno potrà sopravvivere,resta da vedere.
Non sarò certo io a contestare le esigenze di rigore finanziario e di buone politiche economiche per lintegrazione. Ma, per convincere i suoi elettori che la moneta comune richiede anche strumenti di sostegno finanziario e di liquidità, la Germania sta deformando gli assetti istituzionali in maniera pericolosa. Anche forte di un nuovo governo rigoroso e credibile, è giunto il tempo che lItalia faccia sentire la sua voce e fermi questa deriva.
L’euro non si salva se non c’è democrazia
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