Gli Usa e quei «merit badge» che potrebbero contare più di un titolo di studio.
Un merit badge al posto del curriculum o, addirittura, del diploma? Qualcuno dice che questo nuovo strumento di valutazione – una sorta di distintivo digitale col quale un utente di Internet certifica sul Web il suo livello di apprendimento e le capacità professionali di cui dispone – sarà la nuova stella cometa dei datori di lavoro. Altri si spingono fino a immaginare il superamento del sistema attuale, basato sui titoli di studio scolastici e universitari. Gli esperimenti in corso negli Usa non arriveranno a tanto, ma creano nuove prospettive. Il progetto più avanzato – quello di Mozilla, l’ impresa filantropica dell’ open source che ha creato il browser Firefox – per adesso si propone come uno strumento per integrare i metodi tradizionali di certificazione. E non potrebbe essere altrimenti, visto che il sistema che sta nascendo, basato su tutti i dati disponibili nel Web, sull’ uso del peer to peer e su un metodo di classificazione dei risultati mutuato dai videogiochi, è un oggetto da maneggiare con cura: c’ è il rischio di delegittimare i sistemi di valutazione esistenti (lauree comprese), sostituendoli con certificazioni «autogestite» di dubbia attendibilità. Ma non si può non riflettere sul fatto che, mentre da noi ci si accapiglia ancora attorno al totem del valore legale del titolo di studio, altrove non solo non c’ è questo vincolo, ma si lavora allo sviluppo di un sistema di valutazione più aderente alle reali capacità dell’ individuo: un metodo per certificare non solo quello che si è imparato a scuola, ma anche le altre esperienze formative che torneranno utili nel mondo del lavoro. Certo, il rischio è quello di scivolare nella moda dell’ innovazione trendy o di accettare a scatola chiusa, anche quando si valuta l’ individuo, una cultura digitale che, dalla privacy alla tutela del copyright , tende a demolire i vecchi sistemi di valori. E quando gli ingegneri della Silicon Valley parlano di «giocosa alternativa ai diplomi» basata su un sistema di badge – «coccarde» digitali ispirate a quelle appuntate sul petto dei boy scout – si ha tutto il diritto di essere scettici. Ma in questo sforzo c’ è sicuramente qualcosa di promettente. E, infatti, a esso partecipano aziende d’ avanguardia come Intel, Pixar e Microsoft, la Nasa e lo stesso Department of Education, il ministero della Pubblica istruzione Usa. Tentativi di far emergere capacità professionali nascoste, ma anche di colmare il gap tra chi può permettersi studi lunghi e costosi nelle grandi accademie e gli studenti-lavoratori che ricorrono ai corsi online per vincoli economici o di tempo. Uno sforzo in questa direzione lo sta facendo il prestigioso (e costoso) Massachusetts Institute of Technology che, «sceso dal piedistallo», ha creato MITx: un sistema formativo self service col quale gli studenti possono sostenere test online e ottenere la relativa certificazione, dopo aver seguito in Rete le lezioni gratuite offerte dall’ istituto.
Coccarde digitali al posto dei diplomi
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