Chi ha vinto la scommessa della ristrutturazione del debito greco è uninsolita coppia:il giovane professore di diritto societario di Duke University Mitu Gulati ed il sessantenne Lee Buchheit,per 35 anni senior partner di Clearly Gottlied Steen & Hamilton che, già alla fine degli anni Ottanta,è stata la mente di Wall Street nel riassetto dellindebitamente con lestero dellAmerica Latina. Il 7 maggio 2010, proprio nei giorni in cui si pensava che a causa della situazione in Grecia (e non solo), lunione monetaria europea stesse per andare a gambe allaria, i due studiosi hanno diramato sul web un lavoro intitolato How to restructure the Greek debt. Lo studio delinea un piano A ed un piano B, entrambi basati su unanalisi dettagliata dello stock di debito greco e delle norme che lo regolavano. Avvenire è stato uno dei rari giornali a darne notizia ed ad indicare come la proposta me¬ritasse attenzione: aveva aspetti ‘eterodossi’ ma,data leccezionalità della situazione, valeva un rapido approfondimento e unazione spedita.
Ci sono voluti circa due anni, ma la Clausola di Azione Collettiva (CAC) proposta da Gulati e Buchheit è stata accettata ed ha avuto nel breve periodo gli esiti sperati.Ora le quotazioni professionali dei due ‘ristrutturatori’ sono alle stelle. Adesso lUe sgancerà i finanziamenti ed il 20 marzo non ci sarà la temuta insolvenza. Ciò non vuole dire, però, che i nodi sono risolti. Lo ammette lo stesso Gulati: perché il piano sia efficace nel medio periodo, è necessaria crescita: ciò comporta non solo un ripensamento dei programmi restrittivi richiesti dalla ‘troika’ (alla Bce, dove la proposta Gulati-Buccheit è stata ostacolata per mesi, si sorride amaro) ma anche, per dirla con il lessico della North Carolina (dove è Duke University), ‘fresh money’. Dato che banche si sono scottate la mani facendo giochi pericolosi con Atene, è indispensabile un supporto europeo sotto forma di un aumento della dotazione dei fondi strutturali, sempre che non si tolga il ‘nulla osta’ agli Eurobond dei Paesi della zona euro in surplus strutturale delle loro bilance dei pagamenti. Altrimenti tra un anno o un anno e mezzo ci si troverà in una situazione analoga a quella di tre mesi fa.
Chi può perdere dallo swap greco? Non solo i ‘grandi’ creditori soci dellInstitute of International Finance, ma anche molti piccoli ‘hedge funds’ che ha pensato di fare seri guadagni e tanti risparmiatori.Un milione di titoli greci è spezzettato tra numerosissimi piccoli operatori italiani, che non hanno imparato la lezione dei ‘tango bond’ argentini, dei ‘Cirio bond’ e dei ‘Parmalat bond’. Soprattutto, altri Paesi con lacqua alla gola (il pensiero va immediatamente al Portogallo) potrebbero seguire il metodo Gulati-Buchheit con implicazioni molto vaste per lUnione monetaria. Possibile che ciò non serva a dare un impulso a superare il ‘Fiscal Compact’ ed ad andare ad ununione politica che preveda trasferimenti tra aree a alto e a basso reddito.
Chi ha vinto e chi potrebbe perdere
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