Un segnale alla vigilia del summit: si muovono i project bond. E Van Rompuy vuol parlare di tutto.
La frase non è stata scelta a caso. Nel convocare la cena informale dei capi di stato e di governo europei per domani sera a Bruxelles, il presidente del Consiglio Herman Van Rompuy ha scritto che, «visto che non prenderemo alcuna decisione finale, vi incoraggio a essere il più possibile franchi e aperti». Sopratutto, ha concesso il fiammingo, «io credo che non ci dovrebbero essere tabù a proposito delle prospettive di lungo termine» per rilanciare lo sviluppo e loccupazione. E una apertura intrigante. Vuol dire che stavolta tutti devono parlare di tutto, senza pregiudizi o dogmi, di rigore come di eurobond e tassa sulle transazioni finanziarie. E sul serio.
Nelle tre pagine della sua lettera, Van Rompuy ammette che non ci sono soluzioni immediate per il problema della recessione e dei milioni senza lavoro. Per questo «insiste» nel chiedere ai leader di «approvare anzitutto quello che abbia già deciso». Un primo segnale sè avuto ieri, con il Consiglio Ue che ha dato via libera alla presidenza di turno – i danesi – perché avviino il negoziato con lEuroparlamento per chiudere entro giugno il progetto pilota dei «project bond», 230 milioni di denari pubblici diventerebbero 4,6 miliardi una volta messi sul mercato. Servono a finanziare progetti comuni a costi contenuti. LEuropa comincerebbe così a far leva finanziaria per un nuovo tipo di investimento in salsa keynesiana.
Una svolta. Ieri persino il falco rigorista della Bce, il tedesco Joerg Asmussen, ha menzionato fra le ricette possibili «le obbligazioni a progetto» mirate della Bei, la Banca europea degli investimenti. A Bruxelles cè che spera che i Project bond possano essere linizio della marcia verso gli eurobond, emissioni comuni dellUnione per progetti infrastrutturali ma anche per la mutualizzazione del debito. Da Parigi, si amplifica il fatto che il presidente Hollande intende insistere domani su questo dossier, nonostante la storica resistenza della cancelliera Merkel, al fianco della quale sono compatti olandesi e finlandesi. Fresco di nomina, il francese potrebbe provare a forzare il blocco.
Il presidente della Commissione Barroso e il premier Mario Monti, aspettano loccasione per accodarsi, anche se lItalia ambisce a giocare una partita di prima linea, più che da gregario. Il capo del governo dovrebbe tornare a parlare della regola aurea sugli investimenti genuini da stornare nel computo del deficit, altro dossier che fa rabbrividire Berlino. Van Rompuy metterà sul tavolo i dossier caldi, uno dopo laltro, spingere per passi concerti al vertice decisivo già previsto per il 28 giugno: la ricapitalizzazione della Bei (10 miliardi, il brevetto europeo bloccato dalla stupida disputa sulla sede della sua Corte (da Francia, Germania e Regno Unito), la direttiva sullefficienza energetica. Il fiammingo vuole la Tobin Tax. «So che esistono divergenze – ammette -, ma non dobbiamo rinunciare a scambio di opinioni. E magari arrivare a una pragmatica soluzione per andare avanti».
Un vertice senza tabu’
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