• sabato , 23 Novembre 2024

Eurobond, Parigi punta a isolare Berlino

Ancora François Hollande. Arriva da Parigi in treno con lo spagnolo Mariano Rajoy, segnale di attenzione per un paese che ha problemi gravi di banche e di posti di lavoro. Prima di salire sull’Eurostar, il primo cittadino francese attacca diretto Berlino chiedendosi retoricamente se sia «accettabile che alcuni debiti sovrani si vendano al 6% e altri a tasso zero nella stessa zona monetaria». Con questa premessa, quando sbarca a Bruxelles per la Cena della crescita, nessuno si sorprende del fatto che veda in bilaterale il premier greco, il nostro Monti, il polacco Tusk, ma non la cancelliera Merkel. L’aria è cambiata. Per dirla col presidente dell’europarlamento, Martin Schulz, «è ora che Angela capisca che l’Ue non è il bureau della Cdu».
E’stato in qualche modo difficile per i ventisette capi di stato e di governo consumare senza risse una cena moderatamente sobria, scivolata via senza problemi solo per quello che riguarda il menu, fra gli asparagi all’aragosta, il filetto di San Pietro con verdure, una mousse di cioccolato e il caffè servito dalla Moka. Non ci sono stati risultati concreti e non ne erano previsti. Quando il vertice era ancora in corso, a tarda serata, si parlava di un mandato lampo alla Commissione e al Consiglio per trasformare il succo degli argomenti trattati in un testo da sottoporre al prossimo summit, il 28-29 giugno. Un compito che, comunque vada, richiederà parecchi equilibrismi.
«Stasera si sono sentite cose che qualche mese fa molti avrebbero fatto fatica a dire con chiarezza», ha ammesso a una fonte diplomatica. Davanti alla seconda recessione in cinque anni e alla disoccupazione che tiene a casa l’11% della popolazione attiva, Hollande ha guidato la carica di chi non vuole più regalare agli elettori solo grandi piani di rigore. Mario Monti si è accodato, i collaboratori hanno fatto grancassa per sottolineare la bontà dell’intesa fra il presidente francese e Palazzo Chigi. Con loro sono spagnoli, portoghese, belgi e polacchi. Un gran bel fronte. Inedito.
Agire, si deve. Hollande ha ovviamente tolto la sicura alla proposta degli eurobond, strumento di mutualizzazione del debito che consentirebbe di ridurre il costo del debito in molti paesi dunque liberare capitali da usare in chiave anticiclica. Ha poi parlato del ruolo della Bce, che vorrebbe vedere agire come prestatore di ultima istanza in una unione maggiormente integrata, così come la Federal Reserve nell’America federale. E’ il gioco dell’Italia, che pure vorrebbe trovare un sistema per liberare investimenti pubblici di qualità transfrontaliera usando i margini consentiti nelle regole di austerità che Roma, come Parigi, assicura di voler continuare a rispettare.
La Merkel è sembrata la Thatcher di metà anni Ottanta, ha detto i suoi bravi “no, no, no”, spiegando anzitutto che gli eurobond «non contribuiscono a rilanciare la crescita». Sono «illegali» ha assicurato, e la Bce non si tocca, ma questo non chiude certamente la partita. Il momento è delicato, «le decisioni europee sono fortemente influenzate da circostante politiche locali», ha notato un diplomatico. Hollande farà il muso duro con Berlino almeno sino alle elezioni politiche nazionali. Poi, prevedono gli osservatori, l’asse tornerà a funzionari, probabilmente su nuove premesse e un qualche scambio, magari il sì francese al rigore del Fiscal Compact per una prospettiva di medio lungo termine sugli eurobond.
Van Rompuy ha detto che i 27 hanno chiesto al consiglio di amministrazione della Bei di considerare una decisione sull’aumento di capitale entro giugno. Discusso l’uso alternativo e più mirato dei fondi strutturali. La Commissione presenterà il 30 le raccomandazioni alle capitali per le politiche di bilancio e macroeconomiche, allora si capiranno i margini possibili per «dare ossigeno alla crescita» senza violare le regole di bilancio. Barroso e Va Rompuy hanno un mese per dare senso al dibattito che non può fallire.

Fonte: La Stampa del 24 maggio 2012

Articoli dell'autore

Commenti disabilitati.