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Madrid getta la spugna verso la richiesta di aiuto

Moody’s: «Se la Spagna salta, l’Italia sarà contagiata»
La frase del giorno è la stessa rituale che apre le corride, la stretta finale sulle banche spagnole si avrà «col permesso delle autorità e tempo permettendo». Più fonti hanno rilevato che, con tutta probabilità, questo è il fine settimana in cui Madrid getterà la spugna a domanderà aiuto all’Ue per ricapitalizzare le sue banche in crisi. Si assicura che succederà già in mattinata e che poco dopo si terrà una teleconferenza dei ministri economici dell’Eurozona che opterà sul da farsi. Non ci sono conferme ufficiali, salvo che il portoghese della Bce, Vitor Constancio, ha dichiarato che una richiesta di Madrid «è attesa». La formula più gettonata alla vigilia è un intervento non diretto dell’Efsf, il fondo salvastati temporaneo.
Bisogna fare in fretta per evitare il peggio. Ieri sera da New York arriva una nota da Moody’s, secondo cui «i problemi del sistema bancario spagnolo sono in gran parte specifici del paese e probabilmente non rappresentano un motivo importante di contagio per gli altri Paesi, eccetto per l’Italia». Per questo i contatti sono frenetici e i mercati pagano l’incertezza: ieri tutti i listini europei in frenata, salvo Madrid che ha fiutato il cambiamento di vento. La Commissione Ue precisa che nessun «salvataggio» potrebbe mai essere deciso senza che il governo spagnolo «abbia chiarito le eventuali necessità e messo a punto un piano compensativo». E’ un modo per ribadire che un intervento sarà possibile se bilanciato da una qualche ristrutturazione sul sistema bancario iberico. «Gli strumenti ci sono e sono pronti», ha fatto sapere responsabile Ue per l’economia, Olli Rehn. Il riferimento è all’Efs e alla sua dote da 440 miliardi. Anche perché il successore permanente, l’Esm, decolla a luglio.
Sono giorni che il contenzioso spagnolo rimbalza dietro le quinte e nelle dichiarazioni dei politici a Madrid. Già martedì il premier Mariano Rajoy ha sollecitato un intervento «a sostegno di chi è in difficoltà». A far precipitare la situazione è stata la riduzione del rating dell’universo creditizio spagnolo intervenuta giovedì, svalutazione di previsioni che è stata accompagnata da un avvertimento sul rischio di contagio dalla crisi greca. «Bisogna intervenire prima del voto greco del 17 giugno», ha spiegato una fonte, in modo da mettere al sicuro la situazione a Madrid nell’evenienza che da Atene arrivino brutte notizie per l’Europa.
Le incognite con cui l’Europa se la deve vedere sono il “quanto” e il “come”. Secondo Fitch il costo della ricapitalizzazione di Bankia e le sue sorelle oscilla fra i 60 e 100 miliardi di euro. Il fondo monetario internazionale avrebbe stimato una somma minore: 40 miliardi. Gli uomini di Rajoy ha incaricato due società di consulenza, Roland Berger e Oliver Wyman, di contare quanto denaro debba finire al centro dell’arena.
Stabilite la cifre, potrebbe toccare all’Efsf. Il quale però, sebbene molti lo auspichino e in testa la Commissione Ue, non è in questa fase abilitato ad intervenire direttamente sulle banche. Può versare i soldi della sua dotazione agli stati, ma questa è una cosa che nei quartieri rigoristi non viene vista di buon occhio. Anche se il ministro delle Finanze olandese de Jager, in genere un falco, ha detto di essere favorevole all’intervento dell’Efsf, che potrebbe transitare per il Fondo de Reestructuración Ordenada Bancaria, entità statale che esiste dal 2009, separata dalla politica, che avrebbe l’incarico di rifinanziare le istituzioni crediti più in difficoltà. In tal modo potrebbe ridurre la quota che il governo pare destinato a caricarsi sulle spalle.
Bruxelles lavora alle condizioni. La Spagna dovrà dimostrare di avere i conti pubblici sotto controllo così da assicurare tutti di avere capacità di rimborso del prestito che otterrà dall’Europa. Condizioni decise verranno imposte anche alle aziende di credito. «Nelle notte le pedine potrebbero andare a posto», diceva ieri sera una fonte europea. Stamane vedremo.

Fonte: La Stampa del 9 giugno 2012

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