• lunedì , 25 Novembre 2024

Perche’ Berlino andra’ ancora all’attacco di Atene

Non solo calcio, la partita infinita tra i tedeschi e l’Ellade monopolizzerà i prossimi giorni.
La Germania è inalberata con la Grecia (per usare il lessico che si impiega di fronte alle signore). Per questo farà pochissime concessioni alle richieste (in materia di tassi d’interesse, di allungamento delle scadenze, di ammorbidimento dell’austerity ) che verranno presentate dalla delegazione ellenica al Consiglio dei capi di Stato e di Governo dell’Unione europea tra dieci giorni. All’interlocutore italiano al n.97 di Willehlmastrasse dove, a pochi passi dalla Porta di Brandeburgo, ha sede il ministero Federale delle Finanze, viene mostrato un documento recente della Banca d’Italia: si intitola’Temi di Discussione’ n.830. Un raffinato modello econometrico dimostra che nella Repubblica Federale riforme che hanno ridotto del 15% le ren¬dite (ossia i sovraprofitti di mercati ‘chiusi’ come quello dei taxi o generosi pensionamenti in età ancora giovani) hanno nell’arco di sette anni generato un aumento del 9% del Pil (rispetto ad uno scenario ‘senza riforme’). Misure analoghe – dimostra il documento – avrebbero avuto effetti ancor più forti in Paesi come la Grecia, il Portogallo o l’Italia. In breve: ‘Professore, si taccia!’. Alla squadra di calcio tedesca in allenamento per la sfida con la Grecia in programma per venerdì 22 è stato dato un chiaro indirizzo: «Attaccate!». Alla Grecia – aggiungono alti dirigenti del dicastero (i cui nomi, per evidenti ragioni, non possono essere citati mentre si sta aprendo un nuovo negoziato)– non è mancata la solidarietà europea. Viene sciorinato uno studio del Cesifo, autorevole centro privato di ricerche di Monaco di Baviera: tra erogazioni e impegni finanziari, Atene ha avuto aiuti pari a 575 miliardi di euro (oltre il doppio di un anno di Pil), mentre nei quattro anni del Piano Marshall la Germania del dopoguerra ne ha ricevuto un totale pari al 2% di quattro anni di Pil.Il documento aggiunge: «il supporto dell’Europa e del Fondo monetario internazionale alla Grecia è stato equivalente a 115 volte quello del Piano Marshall alla Germania, un terzo è stato a carico dei contribuenti tedeschi e non si vedono ancora le riforme essenziali per la crescita». Se i 575 miliardi fossero stati investiti bene, la Grecia non avrebbe un debito sovrano di 357 miliardi di euro, pari a due volte e mezzo quello dell’Argentina quando Buenos Aires dichiarò l’insolvenza (in pratica il fallimento) e svalutò drasticamente la moneta (allora agganciata al dollaro).
Hans-Werner Sinn,uno degli economisti tedeschi più ascoltati non solo in Patria ma anche negli Usa, aggiunge: «Stiamo violando i principi di ‘responsabilità’ e di ‘rispetto degli accordi’ su cui si basa l’economia di mercato ». Precisa: «Se i Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) non rimborsassero i prestiti già ottenuti e l’Eurozona sopravvivesse,l’Erario tedesco perderebbe 899 miliardi di euro; se non rimborsassero e l’euro sparisse,la perdita per i tedeschi arriverebbe a 1.350 miliardi di euro, oltre il 40% del Pil». Quindi, occorre evitare ulte¬riori cattivi esempi .«Interventi aggiuntivi – dice Wilhelm Hankel, a lungo professore a Bologna – potrebbero fare dilatare queste cifre e gettare nel baratro l’intera Europa».Ossia non convengono a nessuno. Neanche ai greci.
Oltre a questi aspetti economici, ce n’è uno giuridico non secondario.Nel motivare la propria decisione, la Corte Suprema Tedesca ha permesso la ratifica dell’accordo sul Salva Stati in quanto misura temporanea. Ove il Trattato di Maastricht venisse emendato per prevedere supporto strutturale di lungo periodo (in aggiunta ai fondi Ue già previsti per tutti i 27) agli Stati dell’Eurozona in difficoltà, non solo il processo di ratifica sarebbe lungo e complesso, ma verrebbe probabilmente considerato incostituzionale dalla Corte che siede a Karlsruhe. L’euro è come una bicicletta: chi lo ha voluto deve pedalare duro per non cadere.

Fonte: Avvenire del 18 giugno 2012

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