Le parole della Cancelliera Angela Merkel «Non sono sicura che il progetto euro funzionerà» vanno soppesate con cautela perché si basano su un solco di analisi recenti sullurgenza di definire un ‘Piano B’ per lEurozona.
Circa un anno fa, avevamo anticipato le linee verso cui si stava dirigendo la Germania. Loccasione era stata fornita da una serie di incontri avuti da uno dei più autorevoli economisti tedeschi (e più stretto consigliere della Cancelleria), Hans Werner Sinn, nel corso di un tour nelle maggiori capitali europee.Sinn andava in effetti in avanscoperta: prospettava una soluzione per la Grecia allora considerato il «grande malato» nella convinzione che iniezioni di aiuti non avrebbero curato il paziente infermo.
La soluzione era quella di trovare un ‘percorso ordinato’ per evitare che Atene uscisse dallUe (o ne venisse cacciata) e fare sì che per un periodo cambiasse alloggio: da inquilino ‘moroso’ dellarea delleuro, entrasse cioé in quello Sme II in cui vivono comodamente Danimarca, Regno Unito, Svezia, Lettonia e Lituania ciascuno con margini doscillazione tagliati su misura nei confronti delleuro.La proposta è al centro di documenti che circolano tra le banche centrali ed i ministeri economici. Circa una settimana fa,gli aspetti più strettamente tecnico-economici della proposta sono stati approfonditi in un documento del Cesifo (il Working Paper numero 3845) dal titolo inequivocabile:’LEurozona necessita di regole di uscita’. Ne sono coautori un economista tedesco, Christian Fahrholz dellUniversità di Jena,ed uno polacco,Cesar Wojcik dellUniversità di Varsavia.
È verosimile che i governi della Repubblica Federale e della Polonia abbiano dato il nulla osta alla pubblicazione. In parallelo, Hall Scott dellUniversità di Harvard ha diramato una¬nalisi giuridica molto puntuale ( Harvard Public Law Working Paper nu¬mero 12-16) su come fare il percorso in modo ineccepibile sotto il profilo del diritto internazionale.
Quasi in parallelo,uno dei padri delleuro, Paul de Grauwe ha pubblicato, con leconomista asiatico Jumei Ji un lavoro ( Ceps Working Docu¬ment numero 366, 2012) in cui si sottolinea come lEurozona porta ad oscillazione degli spread ben superiori a quanto ci si aspetterebbe.La settimana scorsa, la stessa Banca mondiale, di solito molto cauta nel commentare le faccende europee (dato che lUe ha ancora il 30% dei diritti di voto e 5 componenti del consiglio damministrazione) ha diramato uno studio ancora inedito (il Policy Research Working Paper numero 6127)in cui Justin Lin dellUniversità di Pechino e Volker Treichel del servizio studi dellistituto documentano che leuro ha aggravato la crisi del debito sovrano in Europa e la recessione di alcuni Paesi dellarea.
Il 17 luglio, dallUniversità della Svizzera Italiana, è arrivato infine un lavoro del cattedratico elvetico più autorevole in materia di economia monetaria, Alvaro Cencini, in cui senza mezzi termini si afferma che allorigine dei mali dellItalia cè «una patologia »:il modo in cui è stato allestito leuro.Senza riforme profonde (non solo dellItalia, ma dellintera Eurozona),secondo Cencini, non se ne esce.E gli italo-svizzeri spesso ci azzeccano: pensate a Vilfredo Pareto!
I “Piani B” per salvare la moneta unica
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