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Ora raddoppiamo la posta

Passata la paura della bocciatura tedesca,bisogna accelerare l’integrazione per salvare l’Europa. E’ un momento che non ripassa.
Chiamiamolo un ritorno alla normalità dopo la grande paura. C’era un’Europa che aveva deciso, davanti alla crisi che stava (e sta) mettendo in ginocchio il continente, di creare uno strumento comune per sostenersi in caso di crollo generalizzato (l’Esm). E c’era una magistratura nazionale che ha ritenuto di tenere l’intero progetto sospeso per tre mesi, minacciando anche di farlo saltare.
E’ uno scenario da orrore quello che possiamo immaginare sarebbe seguito a un “no” della Corte di Karlsruhe: stop al fondo salvastati, sfiducia nei mercati per la mancanza di una protezione adeguata dalla speculazione, perdita di credibilità nei confronti dell’Europa incapace di mantenere gli impegni, nonché stop alla possibilità del piano salva spread della Bce. Una catastrofe il cui prezzo sarebbe stato pagato in buona parte dai cittadini.
Occorre difendere e accettare le regole della democrazia. Ma bisogna chiedersi se esista un modo per impedire che una Corte nazionale tenga in ostaggio, e così a lungo, un intero continente, mettendo in dubbio anche le decisione del suo governo nazionale, eletto e scelto dai suoi elettori. . E’ probabile che le toghe di Karlsruhe abbiano tenuto da conto anche questo, suppure non sia riuscita a resistere a mettere un paletto sulla partecipazione tedesca.
Il risultato è che abbiamo comunque perso settimane decisive che hanno ritardato le possibilità di riprendersi dalla crisi. E la risposta al dubbio del singolo che frena la collettività è in un processo maggiormente federale.
L’obbligo che prospetta adesso è quello di sfruttare il momento e tenere testa alle proprie ambizioni. L’Esm deve entrare in funzione al più presto, al massimo in occasione dell’Eurogruppo dell’8-9 ottobre. Sarebbe un buon segnale farlo primo.
Allo stesso tempo, avrebbe senso aumentarne la dote, venduta a 1000 miliardi di dollari ai primi di aprile, ma in realtà ridotta a meno di 500 miliardi di euro dalle ultime manovre. Servono più soldi per spazzare via i dubbi.
L’Esm può diventare il Fondo monetario europeo. Deve, anzi. Una vera unione monetaria ed economia ha bisogno di un governo, di garanzie e di una banca centrale che funzioni. Draghi si è autoriformato colmando il vuoto della politica europea e sfidando i dogmi tedeschi. L’Unione sta mettendo a punto un piano per rivedere il suo governo, con l’Unione bancaria in parte dal 2013 e il resto dal 2014.. Deve includere l’Esm come pilastro del nuovo corso, con potere di intervento diretto su banche e mercato primario, con licenza bancaria per agire per conto della Bce.
Abbiamo tremato in attesa della sentenza delle toghe tedesche. Ora che è passata la paura bisogna accelerare il passo e alzare l’ostacolo. Non abbiamo lasciato; dobbiamo cogliere il momento e raddoppiare.

Fonte: la Stampa del 12 settembre 2012

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