Mario Draghi sarà il comandante Schettino della moneta unica europea? Con questa domanda retorica si apriva ieri un commento nella pagina culturale della Frankfurter Allgemeine, quotidiano conservatore tedesco di ottima reputazione. Mentre quasi tutto il resto del mondo confida nella capacità del presidente della Bce di salvare leuro, talvolta chiamandolo «super-Mario» (uno dei due), è ben noto che in Germania alcuni la pensano allopposto.
Questa volta, tuttavia, è difficile credere ai propri occhi. Sotto il titolo «Bunga-Bunga» e dopo laccenno al noto naufragio, si ricordano i festini in costume della Regione Lazio, nonché larresto per spaccio di cocaina del direttore dellufficio postale del Senato. Conclusione: la vita pubblica italiana è irrecuperabilmente corrotta, Draghi è italiano, dunque non potrà che combinare disastri. Difficile non chiamare razzista un ragionamento che attribuisce a tutti gli appartenenti a un popolo le colpe di una parte di esso. Purtroppo non si tratta del primo caso. Nella crisi delleuro, acquistano dignità culturale in Germania posizioni o nazionalistiche o semplicemente di superiorità e disprezzo per gli altri Paesi. Il fenomeno investe i giornali seri – seri alla tedesca, dunque molto più dei nostri – e non si limita più a politici di secondordine.
Il governo di Angela Merkel appoggia Draghi. Ma è stato Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, a paragonare Draghi al Mefistofele del Faust di Goethe, quando convince limperatore a stampare moneta in eccesso. Ha ragionate idee euroscettiche lautore dellarticolo di ieri, Dirk Schuemer; il direttore della sezione cultura della Frankfurter Allgemeine, Frank Schirrmacher, è un intellettuale apprezzato, autore di libri tradotti anche in italiano.
Non è il ritorno di un passato lontano. Nella parte nobile, queste posizioni nascono da una giustificata fierezza per i successi del modello economico tedesco. Il guaio è che si irrigidiscono nella difesa di una dottrina economica, quella del rigore monetario, che resta importante, ma che ora quasi tutto il mondo ritiene inadatta alla gravità della crisi. Cosicché, nel condannare il compromesso europeo che costringe la Germania a discostarsene, sentendosi sotto assedio talvolta gli animi si riscaldano e si passa il segno.
E parso giustamente assurdo che in Grecia Angela Merkel fosse effigiata in camicia bruna nazista; le responsabilità di gran lunga più gravi sono di chi ad Atene ha governato. Ma se si vuole evitare che ai tedeschi di oggi, educati alla democrazia, si rinfacci un passato in cui non erano nati, occorre da parte loro evitare luso di banalità sprezzanti verso i Paesi del Sud, i mediterranei, o nellinsieme i popoli latini, francesi inclusi. Il successo economico della Germania è anche frutto di sacrifici della gente comune, che nellultimo decennio ha visto ristagnare il proprio tenore di vita. Nulla vieterebbe ora di distribuirne meglio i frutti. Può venire il sospetto che la parte peggiore del Paese, per non mutare nulla, voglia invece trovare un capro espiatorio fuori dai confini nazionali.
Come italiani, dobbiamo riconoscere che prendersela contro lItalia è diventato troppo facile, da qualche anno a questa parte. Anche figure come quelle del comandante della Costa Concordia sono purtroppo frequenti nellantropologia nazionale. Ma proprio perché i festini maialeschi e altri sprechi siamo noi tutti a pagarli con i nostri soldi – non i tedeschi, come qualcuno tenta di raccontargli -, è urgente che finiscano.
Spettri tedeschi contro Draghi
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