«Solidificare l’uscita dalla crisi e gettare le basi per creare una crescita strutturale duratura»; allo stesso tempo raggiungere una posizione che «confermi la linea del G-7» sulla discussa questione dei tassi di cambio.
Sono questi i temi centrali del G-20 e le conclusioni auspicabili del meeting in corso a Mosca secondo il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, che ieri ha incontrato i giornalisti prima di recarsi al Cremlino per essere ricevuto da Vladimir Putin insieme con gli altri partecipanti al G-20. Si tratta, secondo Grilli di «un programma intenso e di una grossa sfida, ma in sostanziale continuità con ciò che si è costruito negli ultimi quattro anni». Il ministro dell’Economia ha peraltro tenuto a valorizzare i contenuti del comunicato del G-7 di mercoledì scorso, nel quale i sette paesi maggiormente industrializzati annunciavano di non avere obiettivi per i livelli dei tassi di cambio (che quindi sono determinati dal mercato) ma al tempo stesso sottolineava che una volatilità valutaria eccessiva è negativa per l’economia. «Penso che la linea del G-7 sia quella giusta e auspico che venga confermata» ha detto Grilli, lasciando quindi intendere che, come ha detto ieri anche il presidente della Bce Mario Draghi, le affermazioni che si limitano a evocare il fantasma delle guerre valutarie non siano altro che «chiacchiere inutili e autolesioniste». Del resto, anche il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, ha tenuto a sottolineare che le politiche monetarie attualmente perseguite da Giappone e Stati uniti sono pienamente giustificate perché non hanno altro scopo che quello di sostenere la crescita.
Gurria ha presentato il rapporto Going for growth che all’Italia (si veda il Sole 24 Ore di ieri) rivolge importanti raccomandazioni sul terreno delle riforme strutturali da realizzare, dopo aver ricordato che nel nostro paese tra l 2006 e il 2011 il Pil pro-capite è diminuito dello 0,1 per cento annuo. Ma, intanto, c’è una misura di politica economica che, secondo il numero uno dell’Ocse, in Italia si potrebbe e si dovrebbe adottare subito, per combattere anche contro una congiuntura avversa che si è tradotta in una flessione del Pil pari allo 0,9 per cento del Pil nel quarto trimestre del 2012. È la riduzione della tassazione sul lavoro: «Mettiamo tante tasse sui lavoratori e anche sulle imprese che assumono lavoratori. Il risultato ha sottolineato Gurria è che in questo modo è molto difficile creare posti di lavoro. Stiamo cospirando contro noi stessi. Invece, per creare occupazione, è necessario abbassare il cuneo fiscale». Naturalmente, secondo Gurria, a fronte di queste misure finalizzate a sostenere l’occupazione, occorrerebbe garantire la necessaria copertura fiscale, agendo sull’imposizione indiretta o sulle imposte sulle emissioni ambientali, per compensare la perdita di gettito. «Quel che è certo ha affermato il segretario Ocse è che non possiamo continuare a pensare di creare occupazione rendendo il lavoro fiscalmente più costoso».
Nella sua conferenza, Gurria ha tra l’altro riconosciuto i progressi significativi ottenuti dall’Italia sul terreno dell’aggiustamento fiscale e ha sottolineato che «grazie alla buona politica messa in atto da Mario Monti» e al contributo fornito della stance accomodante della politica monetaria di Draghi «gli spread italiani si sono ridotti» . «Adesso ha esortato il focus delle politiche dev’essere sulla produttività e sulla competitività».
L’Ocse: l’Italia riduca subito il cuneo fiscale
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