• sabato , 23 Novembre 2024

Gli scaffali ti controllano

Una selva di telecamere su ogni scaffale che registrano tutti i tuoi movimenti nel supermercato: quello che compri, ma anche quello che tocchi, le esitazioni, le espressioni del volto. Non se ne sente davvero il bisogno, in un mondo già invaso dalle telecamere di sorveglianza ormai sparpagliate in ogni strada cittadina affollata e negli stessi supermercati, come deterrente antifurto. Nella torre di appartamenti in cui abito, a New York, ci sono telecamere ovunque: ascensori, pianerottoli, cantine, lavanderia, sala giochi per i bambini, palestra, terrazzo condominiale. Il desk del portiere sembra una cabina di regia. È per prevenire gli incendi, dicono, ma la vera specialità è beccare chi fuma dove è proibito. Ma perché dovremmo essere sbirciati momento per momento mentre compriamo fagioli in scatola e detersivi? Perché forse questo è l’unico modo per far sopravvivere i supermarket, evitando che tutto il commercio si trasferisca sul web, spiegano gli analisti. Anche se è ancora limitato al 5% degli acquisti, il commercio online negli Stati Uniti avanza, infatti, a una velocità quattro volte superiore rispetto a quello tradizionale. Che, a parte il maggior costo per la gestione del negozio e il riempimento degli scaffali fisici, ha un altro svantaggio rispetto al negozio “virtuale”: chi gestisce un supermarket sa solo cosa ha venduto e quanta gente è entrata. Troppo poco nella società di Big Data nella quale la conoscenza capillare del comportamento dei singoli è decisiva per il successo di un prodotto come di una campagna elettorale. Gli store provano con la carta-fedeltà che registra gli acquisti dei singoli, ma vale solo per chi accetta il programma, attratto da qualche sconto. Chi vende online, invece, sa chi compra cosa, quali articoli sono stati scelti per primi, chi temporeggia prima di acquistare, chi visita il sito e se ne va senza comprare nulla. E può correre ai ripari con campagne mirate o qualche promozione. L’idea, allora, è di portare Big Data in mezzo agli scaffali. Alcune società della Silicon Valley, come Square o Prism Skylabs, già vendono alle catene di distribuzione sistemi per monitorare le scelte di ogni cliente: chi compra cosa, quanto tempo davanti a uno scaffale, quali prodotti vengono toccati, esaminati e rimessi al loro posto, l’efficacia delle promozioni. Tutto ripreso da telecamere e trasmesso in una nuvola informatica dove questa enorme mole di informazioni viene scomposta e processata. Non vi piacerà, ma forse è l’unico modo per continuare ad avere la possibilità di passeggiare tra gli scaffali spingendo un carrello.
MASSACHUSETTES
Tutti pazzi per i camp estivi
Estate alle porte, le famiglie si preparano a mandare i loro figli nei camp estivi costosi e non, avventurosi e non, dove impareranno ad andare a vela, miglioreranno il loro tennis, suoneranno uno strumento musicale, faranno rafting in Oregon o taglieranno legna nel Maine. Una formula giovanilista – vai in un ambiente nuovo, incontra gente che non conosci, espandi le tue vedute, impara qualcosa di più su te stesso e sui tuoi limiti – che sta conquistando anche un numero crescente di adulti. L’anno scorso sono stati quasi un milione gli americani non più giovani che hanno frequentato gli 800 centri sorti negli ultimi anni e raggiungibili attraverso siti come Grownupcamps.com. Ce n’è per tutti i gusti: camp di letteratura dove si impara a scrivere racconti e poesie, di artigianato dove ti insegnano a costruire canoe e barche a vela. E poi quelli musicali, di danza, bird-watching, pattinaggio. Per gli epicurei non mancano i camp di cucina organizzati dal Culinary Institute of America e i Wine Boot Camp nella Sonoma Valley californiana dai quali si rischia di tornare indietro barcollando. E se in New England vanno i camp artigianali, come a Snow Farm, in Massachusetts, dove si impara a soffiare il vetro e a forgiare il metallo, chi va nel West ed è in buone condizioni fisiche può cercare il brivido in ranch come quello di Jesus Canyon, vicino Los Angeles. Qui, oltre a cavalcare e a combattere battaglie coi proiettili di vernice, si può tentare la “8 seconds experience” a cavallo di un toro. “Un’esperienza indimenticabile, che vi cambierà dentro”, assicura il sito di The Ranch. Promessa o minaccia?

Fonte: Corriere della Sera del 15 maggio 2013

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