Gli ostacoli sul percorso verso l’unione bancaria, il confronto con la vigilanza praticata dalla Bank of England e la necessità di procedere in primo luogo a una revisione dei trattati in un’analisi dell’economista Giuseppe Pennisi che cita anche un significativo report di Deutsche Bank…
Nel brindare per luscita dalla procedura dinfrazione, pare che si siano tutti dimenticati del progetto di unione bancaria che pareva fosse considerato essenziale al buon stato di saluto delleurozona.
Un anno fa, vale la pena ricordarlo, il Presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi ha rinvigorito le speranze degli europei affermando che listituto da lui presieduto avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per salvare leuro, allora considerato a rischio a ragione delle crisi in Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro.
Il suo discorso, e lannunciata creazione di un nuovo strumento, le Outright Monetary Transactions (OMTs), peraltro ancora non venuto in vita, hanno soprattutto dato impulso al negoziato per dare vita allunione bancaria.
Trattativa impantanata?
Dellandamento di questo negoziato trapela poco o nulla. Forse è bene che sia così data la delicatezza delle materie trattate. Ma il silenzio, e la mancanza di spifferi e cinguettii, può anche voler dire che dopo avere raggiunto qualche esito in materia di vigilanza per gli istituti di maggiori dimensioni, la trattativa si è impantanata. In effetti, è quanto meno inquietante il silenzio in vista della riunione del Consiglio Europeo programmata alla fine di questo mese di giugno. A rendere gli osservatori ancora più nervosi, è la non chiara posizione della Gran Bretagna: il Regno Unito non ha mai aderito allunione monetaria (e nel Paese albergano scuole di pensiero che uscirebbero volentieri dalla stessa Unione Europea, Ue), ma quella di Londra è la maggiore piazza finanziaria e bancaria del Vecchio Continente. Quindi, ununione bancaria europea senza Londra sarebbe monca.
Lambiguità di Draghi
La settimana scorsa il Presidente della Bce, in visita a Londra, ha affermato che amerebbe vedere una Gran Bretagna più Europea ed unEuropa più britannica. Oscar Wilde avrebbe detto che si tratta di una battuta aperta a molteplici interpretazioni. Probabilmente, dati gli umori nella terra di Albione, Draghi è volutamente restato nel vago. Ha dato, però, adito a Hugo Dixon, editorialista della Reuters, di scrivere e pubblicare un malizioso commento, apparso su una catena internazionale di giornali, sullambiguità di frasi pronunciate da chi dovrebbe essere la fonte della chiarezza e della trasparenza.
Le divergenze tra Bce e BoE sulla vigilanza
Lasciamo Dixon e Draghi alle loro scaramucce. Non solo il silenzio sullunione bancaria è assordante ma proprio in materia di vigilanza la Bank of England e la Bce sono su sentieri divergenti. Nella Bank of England la vigilanza è parte integrante della politica monetaria, mentre nella Bce cè una vera e propria muraglia cinese tra vigilanza e politica monetaria. Ciò non dipende né da Draghi né da Mervyn King (che sarà alla guida della Bank of England sino al 30 giugno per essere sostituito da un canadese assunto dopo un concorso internazionale) ma da profonde differenze culturali-istituzionali che non possono essere liquidate né con una battuta né con un editoriale. La muraglia cinese, lo sappiamo, non impedì nessuna invasione mongolica. Può essere che la Bce evolverà verso un sistema analogo a quello della Bank of England. Ma i tempi saranno lunghi.
Prima la revisione dei trattati, poi lunione bancaria
Più valido il nodo sollevato da Thomas Mayer della Deutsche Bank di Londra in una nota ai suoi clienti in cui chiede una Rivoluzione Copernicana in materia di unione bancaria. A suo avviso, il negoziato resterà al palo perché si è partiti con il piede sbagliato: trovare regole comuni per la vigilanza da affidare alla Bce. Il meccanismo di vigilanza (peraltro limitato alle banche più grandi) non sarà pronto prima della metà del 2014. La messa in atto di strumenti comuni per soccorrere banche in difficoltà (il secondo stadio nellattuale percorso negoziale verso lunione bancaria) richiede la revisione dei trattati sullunione monetaria (da quello di Maastricht al Fiscal Compact) e la loro ratifica: un processo che potrebbe richiedere tempi biblici. Solo allora, si negozierebbe la garanzia comune sui depositi (o meglio larmonizzazione dei sistemi di garanzia in vigore per darne vita ad uno comune). Sarebbe stato meglio partire da quello che ora è lultimo stadio, se non altro perché lUe ha grande esperienza di armonizzazione di sistemi in atto nei singoli Stati dellUnione e procedere poi contemporaneamente verso gli strumenti comuni e la vigilanza. Che le idee di Mayer riescano a tirare lunione bancaria fuori dal guado?
Gli errori di Draghi e Bruxelles sull’Unione bancaria
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