Ministero dell’Economia,Banca d’Italia e Abi sono già al lavoro per trovare una soluzione, senza aggravi per i conti pubblici, al problema dei crediti d’imposta differiti nell’arco di ben 18 anni: una questione squisitamente italiana, destinata ad aggravarsi pesantemente con l’entrata in vigore del nuovo regime sui ratios patrimoniali di Basilea tre, che sottrae queste poste dal patrimonio di vigilanza delle banche.
La notizia è stata data ieri dal direttore generale dell’Associazione di Palazzo Altieri, Giovanni Sabatini, nel corso di un incontro seminariale ad alto livello dedicato a Basilea tre, dopo il G20 di Seul che ha dato il via libera politico di massima al nuovo accordo interbancario. «Il tema più delicato per le banche italiane ha spiegato Sabatini è quello relativo al trattamento degli avviamenti e delle imposte differite attive (l’acronimo è Dta)». Queste ultime, ha ricordato il dirigente dell’Abi, non derivano da perdite di bilancio ma da un regime fiscale penalizzante per gli accantonamenti sui crediti: un aspetto caratteristico del sistema bancario italiano che se sottovalutato potrebbe provocare svantaggi competitivi nei confronti delle banche straniere. Di qui l’iniziativa congiunta svelata da Sabatini: «Stiamo lavorando con il ministero dell’Economia e con la Banca d’Italia per individuare una soluzione. Abbiamo lavorato a un proposta che prevede un’automatica conversione delle imposte differite attive in crediti certi verso l’Erario al verificarsi di determinati eventi».
Il riferimento è a situazioni particolari o eccezionali nella vita della singola banca, come momenti di elevata criticità o fasi d’avvicinamento all’amministrazione controllata: solo in questi casi le imposte differite attive si trasformerebbero in crediti certi, immediatamente esigibili e utili, dunque, anche ai fini del calcolo del patrimonio: si tratterebbe in pratica di una sorta di garanzia di ultima istanza. Per mettere a punto questa soluzione tecnica lavorano insieme al tavolo con l’Abi il ministero di via Venti settembre, che deve valutare gli aspetti fiscali e la Banca d’Italia, cui spetta l’onere della definizione di una normativa secondaria. La misura è senza grandi aggravi per l’Erario visto il buono stato di salute delle banche italiane che solo in pochi e piccoli casi hanno visto il ricorso all’amministrazione straordinaria.
Il tema è comunque in fase preliminare e i colloqui in corso sono volti a verificare che non ci sia incompatibilità con le norme europee per risolvere un’anomalia tutta italiana. Più in generale anche ieri l’Abi, attraverso il suo direttore generale ha ribadito che «L’industria bancaria italiana è pronta a rispettare e ad adeguarsi alla nuova regolamentazione. Condividiamo l’obiettivo della stabilità ha sottolineato Sabatini ma è necessario cercare di limitare l’impatto delle misure previste da Basilea3 sulla crescita restando al fianco di famiglie e imprese a sostegno dell’economia nazionale». Al convegno è intervenuto anche il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, secondo il quale le norme di Basilea3 sono volte sostanzialmente «alla stabilità finanziaria» e non ad altri due grandi obiettivi, cioè «la crescita e l’equilibrio dei conti pubblici» e inoltre «limitano la capacità di destinare gli attivi a investimenti di lungo periodo».
Abi:eliminare le distorsioni fiscali
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