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Goldman promette più trasparenza. Mai vertici non cambiano

Operazione trasparenza alla Goldman Sachs: l’ istituto si auto-impone 39 nuove regole per tutelare meglio i suoi clienti ed evitare di cadere in situazioni nelle quali rischia di operare in conflitto d’ interesse. Lo fa, in particolare, limitando il raggio d’ azione di «trader» spesso troppo spregiudicati e rendendo nota al pubblico, per la prima volta nei suoi 142 anni di storia, la composizione dettagliata dei suoi profitti, contabilizzando separatamente quelli che derivano dal cosiddetto «proprietary trading»: investimenti e prestiti fatti non per conto dei clienti ma autonomamente, utilizzando risorse interne. La grande banca d’ affari – fino al 2008 la più autorevole e rispettata istituzione finanziaria di Wall Street – corre ai ripari dopo una serie di rovesci e il deterioramento della sua immagine, culminato, nell’ aprile scorso, in una clamorosa iniziativa della Sec, la Consob americana, che ha denunciato Goldman all’ autorità giudiziaria con l’ accusa di aver tradito la fiducia dei risparmiatori suoi clienti. Allora la banca respinse le accuse, ma a luglio preferì «patteggiare»: chiuse la vicenda senza ammettere comportamenti illeciti ma accettando di pagare una multa di ben 550 milioni di dollari. Già da maggio, però, il gran capo Lloyd Blankfein, con la poltrona sempre più barcollante, aveva istituito una commissione interna incaricata di svolgere un’ indagine e proporre rimedi. Presieduta dal capo dell’ area asiatica della banca, Michael Evans, e da un «grande vecchio» di Wall Street, l’ ex presidente della Federal Reserve di New York, Gerald Corrigan, diventato superconsulente della Goldman dopo aver lasciato la carriera di banchiere centrale, la commissione ha prodotto un rapporto di 63 pagine che propone una parziale rivoluzione delle regole di gestione della banca, ma non sollecita alcun cambiamento nel management. Presentate da Blankfein lunedì ad oltre 400 partner della banca in un incontro a porte chiuse, le nuove regole sono già operative. I primi risultati si vedranno dalla prossima settimana, quando verranno presentati i risultati dell’ ultimo trimestre 2010 della banca, redatti con le nuove procedure «trasparenti». Una vera svolta? Se confrontate coi tradizionali modi di operare della banca, rimasti sostanzialmente immutati per decenni, il cambiamento è radicale, storico. Ma non mancano gli scettici che temono un’ operazione «gattopardesca»: intanto al vertice della banca non c’ è alcun avvicendamento (si pensava che l’ ambizioso Evans avrebbe cercato di «muovere le acque»), ma i partner della banca hanno confermato piena fiducia in Blankfein (che rimane presidente e amministratore delegato) e nel «numero due» Gary Cohn. Alcune delle correzioni di rotta, poi, rileva qualche critico, potrebbero rivelarsi più innovazioni procedurali che fatti destinati a modificare in profondità il modo di operare della banca. La sostanza dei business dovrebbe restare, insomma, invariata, anche se il modo di gestirli cambierà. Corrigan nega che sia stata fatta solo un’ operazione «cosmetica», tanto che in alcune aree della banca c’ è non poco malessere per i nuovi vincoli. D’ ora in poi, ad esempio, i «trader» non potranno più creare «titoli tossici» come i «cdo» Abacus 2007-AC1 che hanno fatto finire l’ istituto sul banco degli imputati, con l’ accusa di aver scommesso contro le stesse obbligazioni che aveva fatto comprare ai suoi clienti. In futuro toccherà ai banchieri d’ affari decidere l’ emissione di nuovi derivati speculativi. Nella banca sono poi spuntati diversi comitati di controllo per sorvegliare lo sviluppo delle attività nelle aree più delicate. L’ operazione trasparenza non è, comunque, frutto di un’ improvvisa «redenzione» dei banchieri di Wall Street che, come nel caso dei «superbonus», si sono accorti di aver esagerato e corrono ai ripari: molti degli interventi previsti dal rapporto della commissione interna erano stati sollecitati dalla Sec ai tempi della denuncia contro Goldman. La loro adozione è, quindi, in un certo senso, un atto dovuto. Qualcuno fa, poi, maliziosamente notare che Goldman comunica di essersi imposta da sola un cambiamento di rotta proprio alla vigilia della presentazione di un rapporto del Senato sulla gestione della crisi finanziaria che dovrebbe contenere critiche nei confronti di Goldman e dei suoi conflitti d’ interesse. In ogni caso, ci vorrà tempo per capire se questa riforma inciderà davvero in modo profondo nella vita della grande banca newyorkese: secondo Evans la piena applicazione della riforma richiederà dai 15 ai 18 mesi.

Fonte: Corriere della Sera del 12 gennaio 2011

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