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Mercati più stabili non possono prescindere dall’educazione finanziaria

L’educazione finanziaria è un tema sempre più attuale. Le iniziative per la sua diffusione si sono moltiplicate in sede sia nazionale che internazionale, soprattutto da quando la crisi dei mercati ha posto in luce l’esistenza di un significativo deficit di conoscenze finanziarie di base anche nei paesi a più alto reddito e a maggiore sviluppo economico. Tuttavia non vi è accordo sulla reale efficacia della financial education. Secondo vari organismi internazionali, per esempio l’Ocse, la scarsa alfabetizzazione dei risparmiatori è una delle determinanti della dimensione senza precedenti raggiunta dalla crisi. In questa ottica, una maggiore diffusione della educazione finanziaria è non solo uno strumento di protezione del risparmiatore ma può contribuire in maniera significativa alla stabilità dei mercati e in definitiva alla crescita macroeconomica. In linea di principio questa è una posizione largamente condivisa a livello sia accademico che istituzionale. In pratica, quando si scende sul piano operativo, affiorano però un certo scetticismo e il sospetto che l’educazione finanziaria possa essere strumentalizzata in funzione auto assolutoria dagli operatori o rappresentare niente più che un semplice palliativo.
In realtà l’educazione finanziaria certamente non è una toccasana per tutti i mali, ma se vista non isolatamente, bensì come uno degli strumenti sul quale fare leva per il ristabilimento di condizioni di stabilità può dare un contributo di rilievo. Occorre però la collaborazione di tutti. Analisi recenti condotte da autorevoli economisti, come Luigi Guiso, dimostrano che la risposta alla crisi richiede un ruolo attivo da parte non solo delle autorità pubbliche, in chiave di rafforzamento dei presidi a tutela del cittadino, ma anche della industria del risparmio. La crisi sta alterando in modo strutturale il comportamento degli investitori. La fiducia negli intermediari è crollata di 25 punti negli Stati Uniti, ma il trend coinvolge un po’ tutte le economie sia per la naturale propensione ad attribuire agli operatori la “colpa” delle perdite subite, sia per i numerosi casi di frodi e malversazioni emerse, su tutti il caso Madoff, che hanno finito per trascinare nel (pre)giudizio l’universo degli intermediari stessi. Nei maggiori paesi, dagli Stati Uniti alla Germania, dalla Francia all’Italia, oggi un cittadino su due si dichiara meno propenso ad investire in azioni rispetto a due anni fa.
E’ evidente che l’educazione finanziaria da sola non può mitigare l’accresciuta avversione al rischio e riavvicinare le famiglie ai mercati, se non si ristabilisce un clima di fiducia adeguato. E’ cruciale dunque che la promozione della educazione finanziaria sia accompagnata da politiche volte a ripristinare la fiducia dei cittadini verso gli operatori in particolare da parte della industria del risparmio.
Nello stesso tempo per una maggiore efficacia della educazione finanziaria intesa in tutte le sue possibili declinazioni (dunque, anche assicurativa e previdenziale) occorre portare le iniziative assunte sotto una regia unitaria. In Italia, i livelli di alfabetizzazione si collocano al di sotto della media internazionale di 57 paesi rilevati dal World Competitiveness Yearbook (3,7 l’indicatore italiano di Economic Literacy contro una mediana del 4,8). Non vi sono rilevazioni specifiche per il grado di cultura assicurativa. Ma tenendo conto della complessità dei prodotti si può immaginare che un ipotetico indice di cultura assicurativa non si discosterebbe dal livello di 3,7 stimato nella ricerca del WCY. Stime condotte per Stati Uniti, Germania e Giappone mostrano d’altra parte una larga insufficienza di cultura assicurativa anche per questi paesi.
La crisi ha moltiplicato anche nel nostro Paese le iniziative per la promozione della educazione finanziaria ed assicurativa. Un ruolo crescente viene svolto dai regolatori. Le principali Authority (Banca d’Italia, Consob, Isvap e Antitrust) hanno firmato un Protocollo d’Intesa che ha come obiettivo di medio termine la eventuale creazione di un portale comune ad hoc. Iniziative sono state intraprese anche dal settore privato. In particolare, sono noti i programmi del consorzio ABI-Patti Chiari, di Assogestioni, dell’associazione di consumatori Altroconsumo e dell’ANIA. Sul piano parlamentare infine è stato presentato un disegno di legge unitario ..
In linea generale le iniziative assunte suggeriscono due riflessioni. La prima riguarda l’utilizzo degli web site quali strumenti di veicolazione del messaggio educativo in cui hanno investito in particolare le Autorità di controllo. Tenuto conto della natura del mezzo e del target di riferimento della popolazione il linguaggio prescelto dovrebbe orientarsi prevalentemente verso la multimedialità (animazione, voce fuori campo, simulazione di casi tipo) più che all’offerta di nozioni ricavabili da un testo scritto tradizionale. L’ISVAP ha lanciato un portale con queste caratteristiche che fornisce all’utente l’abc delle nozioni necessarie per muoversi nel mondo delle polizze e che sta avendo un positivo riscontro. E’ imminente inoltre, oltre alla partecipazione alle iniziative comuni alle altre Authority, la messa a disposizione delle strutture scolastiche e di altri potenziali canali di divulgazione di una serie di cd-rom che riproducono i contenuti del portale al fine di massimizzare la diffusione del messaggio.
In secondo luogo, non si dovrebbe trascurare il valore delle campagne informative e di sensibilizzazione pubbliche. Ciò vale in particolare per la educazione assicurativa. L’aumento e la varietà dei rischi sopportati dalle famiglie è crescente: rischi legati alle catastrofi naturali, alle pandemie, all’invecchiamento della popolazione e al connesso problema della long term care. La società moderna si configura sempre di più come una risk society, ma spesso i cittadini non hanno una percezione precisa di ciò.
Come suggerito dalle guidelines formulate dall’Ocse ai governi ciò che è essenziale comunque è che i programmi in materia di educazione finanziaria, anche del settore privato, siano soggetti a un coordinamento pubblico. Il ddl al vaglio del Parlamento si muove in questa direzione. Esso prevede infatti l’istituzione di un Comitato ad hoc da parte del Ministro dell’Economia di concerto con quello dell’Università e della Ricerca, che ha il compito di approvare e coordinare i progetti di educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale presentati dai soggetti accreditati. E’ auspicabile che possa presto vedere la luce.

Fonte: Milano Finanza del 3 febbraio 2011

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