Cambio della guardia. Il banchiere in lizza per Via Nazionale Resta il rebus del futuro di Bini Smaghi.Cresce l’appoggio alla candidatura di Mario Draghi alla guida della Banca Centrale Europea. Dopo il via libera ottenuto ieri dal cancelliere tedesco Angela Merkel, si fa più esplicito l’ottimismo del Governo italiano, con in testa il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che si dice sicuro del sì dell’Europa alla candidatura di Draghi e vi legge una conferma del prestigio del nostro Paese. Il governatore italiano risulta il favorito nella corsa al dopo-Trichet anche per il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, il quale però avverte che potrebbero spuntare altri nomi. «Sono sicuro che il prossimo consiglio dei capi di Stato e di Governo» europei «confermerà la candidatura» di Draghi alla Bce, ha detto Berlusconi. E questo, ha aggiunto, «la dirà lunga sul prestigio che abbiamo mantenuto» a livello internazionale. Un concetto su cui hanno insistito anche altri esponenti del Governo. Per il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli la candidatura di Draghi è «un risultato assolutamente positivo, che contraddice tutti quelli che fino ad oggi hanno detto che la credibilità e l’immagine internazionale del nostro Paese è stata danneggiata da questo Governo». Intanto, però, se la battaglia per la poltrona di numero uno della Bce sembraben avviata verso un esito positivo per il nostro Paese, potrebbe invece profilarsi l’esigenza di sciogliere, proprio sul terreno diplomatico, un nodo che attiene alla composizione del board dell’Eurotower e alle norme che regolano la governance della Banca centrale europea, soprattutto per quanto riguarda l’indipendenza dei suoi componenti. La questione viene sollevata in un articolo che appare oggi sul Financial times: lo scorso mese, ricorda infatti il quotidiano anglosassone, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha fatto capire di aspettarsi che il membro italiano del board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, ceda il proprio posto a un francese, in cambio del sostegno della Francia a Mario Draghi. Ma, sottolinea Ft, Bini Smaghi non può essere forzato alle dimissioni e potrebbe anche decidere di restare, in una sorta disfidante ostentazione di indipendenza del banchiere centrale: le regole che proteggono la Bce dalle interferenze della politica stabiliscono infatti che i membri del board possono essere rimosssi prima della fine del loro mandato (che è di otto anni e che per Bini Smaghi scadrebbe il 31 maggio ao13) solo in caso di incapacità o di gravi scorrettezze. Dunque, ne deduce Ft, per essere con-vigto a lasciare prima del tempo Bini Smaghi, the ha la reputazione di essere una delle migliori menti economiche della Bce, dovrebbe essere messo in condizione di trovare un incarico di statura adeguata a quello che ricopre oggi fuori da Francoforte. Una soluzione, secondo il giornale inglese, potrebbe essere nella scelta dell’Italia di offrire a Bini Smaghi la poltrona di governatore della banca centrale nazionale: in tal modo l’economista fiorentino potrebbe rimanere all’interno del governing council della Bce, l’organismo che prende le decisioni di politica monetaria europea. C’è perfino chi ritiene, secondo Ft, che il negoziato diplomatico a livello europeo possa lasciar emergere, di qui al suo definitivo scioglimento, alla fine di giugno, un unico “pacchetto” in due mosse (Draghi alla presidenza Bce, BiniSmaghi in uscita dal board e alla guida di Bankitalia). Ma, aggiunge il giornale inglese, «vi sono segni crescenti che il ministro dell’Economia italiano, Giulio Tremonti, si batterà con forza perché il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, succeda a Draghi come governatore della Banca centrale italiana».
Fonte: Sole 24 Ore del 13 maggio 2011Resta il rebus del futuro di Bini Smaghi
L'autore: Rossella Bocciarelli
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