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Chi è meglio dopo Draghi

Super Mario se ne va da Bankitalia e Tremonti vorrebbe sostituirlo con un suo uomo, Vittorio Grilli. Ma non sembra esattamente una garanzia per l’autonomia di via Nazionale. Ecco comunque chi sono tutti i candidati, con i loro pro e contro.
Mario Draghi sarà anche il miglior banchiere centrale del mondo ma per ottenere l’appoggio dei tedeschi e dei francesi alla sua designazione al vertice della Banca centrale europea, qualche contropartita l’Italia doveva pur metterla sul piatto. Così i francesi hanno preteso che Lorenzo Bini Smaghi, componente del Comitato esecutivo della Bce, lasci il suo posto in anticipo rispetto alla scadenza naturale del 2013. E i tedeschi hanno chiesto di avere la presidenza del Comitato economico e finanziario della Ue, che da pochi mesi è stata affidata a Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro. Oltre alla presidenza del Financial stability board attualmente occupata dallo stesso Draghi. Si dirà: Parigi val bene una messa. Il problema è che trovare la quadratura del cerchio non sarà facile. Già, perché per convincere Grilli e Bini Smaghi a dimettersi dai loro prestigiosi incarichi non basta un’alzata di sopracciglia del presidente Berlusconi o del ministro Tremonti. Bisogna trovare una soluzione che non faccia sembrare un passo indietro quello che si accingono a compiere.
A prima vista non c’è nulla di più semplice. Basta mettere Grilli al posto di Draghi come governatore della Banca d’Italia e Bini Smaghi al posto di Grilli come direttore generale del Tesoro. E il gioco è fatto: tedeschi e francesi sono accontentati. Ma la realtà è più complessa. In poche parole in via Nazionale nessuno sta stendendo tappeti rossi per l’arrivo di Grilli. Anzi. All’interno della Banca d’Italia lo sbarco del direttore del Tesoro, considerato molto vicino a Tremonti, è visto come il fumo negli occhi.
Ne va dell’indipendenza dell’istituzione, rimasta l’unica a fare il controcanto al ministro. Eppure lo stesso Draghi era stato direttore generale del Tesoro prima di diventare governatore, così come, in altri tempi Bonaldo Stringher e Vincenzo Azzolini. In Francia Jean-Claude Trichet e Christian Noyer hanno fatto la spola tra le due poltrone. Lo stesso è successo in Germania con Hans Tietmeyer mentre l’attuale presidente della Bundesbank Jens Weidmann era consigliere economico di Angela Merkel. E allora? Il problema è il rapporto tra Grilli e Tremonti. Il direttore generale del Tesoro, cultore della riservatezza, parla raramente, e scrive ancora meno. Quanto sia autonomo dal ministro, quante volte si sia dissociato dalle sue scelte non è noto: nel momento in cui fosse chiamato ad assumere una responsabilità sarà pronto a giocare in proprio, a essere indipendente?
Il timore è diffuso in via Nazionale dove, se proprio non dovesse prevalere un candidato interno come Fabrizio Saccomanni o Ignazio Visco, preferirebbero Bini Smaghi. E ha trovato udienza al Quirinale dove anche recentemente Giorgio Napolitano ha dimostrato un’attenzione particolare alle questioni della Banca d’Italia. Il presidente della Repubblica, cui tocca l’ultima firma del decreto di nomina del governatore, è infatti consapevole che la banca centrale deve continuare a incalzare il governo sulla politica economica. Non per fare un favore all’opposizione ma per evitare che l’economia italiana si culli con le filastrocche anestetiche diffuse attraverso i comunicati ufficiali. E’ un ruolo che la Costituzione non assegna alla Banca d’Italia ma che nel gioco dei pesi e contrappesi che mantengono l’equilibrio tra le istituzioni è diventato essenziale.

Fonte: Espresso del 23 maggio 2011

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