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“Il decreto non è un regalo alle banche”

Dottor Sabatini, direttore generale dell’Abi, parliamo un po’ di questo decreto sulle liberalizzazioni che secondo molti è stato fin troppo tenero con le banche…
Attiro la sua attenzione sull’articolo 35 del provvedimento, quello che trasferisce le disponibilità degli enti locali dalle banche tesoriere alla Tesoreria accentrata, gestita dalla Banca d’Italia per conto del Tesoro. Ecco, sottrarre otto o dieci miliardi di liquidità alle banche italiane in questo momento non mi pare esattamente un regalo alle aziende di credito. Per noi è un onere pesante in una fase in cui la liquidità è un bene scarsissimo. Così come l’intervento sulle carte dei credito o sui conti correnti di base: non mi pare proprio che questo tipo di azioni configurino un dono per le banche da parte del governo.
Però l’impressione è che questo tipo di misure liberalizzatrici siano state, come dire, un po’ annacquate rispetto ai suggerimenti in passato avanzati dalle authority…
Guardi, io continuo a sorprendermi del fatto che per tutti i settori produttivi liberalizzazione significhi automaticamente rimuovere vincoli, alleggerire norme in modo da favorire il libero gioco della concorrenza. Invece, quando ci si occupa dell’industria bancaria, si fa ricorso a divieti, prezzi amministrati, tetti imposti e quant’altro. L’armamentario non è quello delle liberalizzazioni.
Ma lei crede che quello delle banche sia un mondo particolarmente concorrenziale?
Prendiamo come riferimento i dati dell’Istat: tra il 2007 e il 2011 l’indice dei prezzi al consumo ha registrato un incremento dell’11%; nello stesso periodo i prezzi dei servizi finanziari sono cresciuti della metà, solo del 5,9%. Questo è un segno inequivocabile del fatto che tra le banche la concorrenza è maggiore di quanto non sia nel resto dell’economia…
Resta però la sensazione che per i risparmiatori o per i clienti dei servizi bancari i vantaggi alla fine saranno pochi…
Insisto: questo si chiama decreto liberalizzazioni, non decreto ‘tariffe e prezzi amministrati’: per questo, correttamente, è stata eliminata la norma che fissava un tetto dell’1,5% per la commissione a carico degli esercenti sui pagamenti effettuati con carte di credito. La previsione di una soglia fissa è un meccanismo per ridurre la concorrenza non per aumentarla. Le ricordo che il primo ad aver osservato che le percentuali fisse danneggiano il meccanismo della concorrenza è stato a suo tempo il presidente dell’Antitrust. Vincoli e prezzi amministrati fanno peggiorare il quadro complessivo, anche in termini di trasparenza e di informazioni trasmesse al cliente sui conti.
È già accaduto?
Per esempio, l’estinzione anticipata gratuita del mutuo fissava dei vincoli prescindendo dal fatto che la banca per estinguere un mutuo deve comunque sopportare un costo: il risultato è che questo costo ha finito con lo spalmarsi sull’intera clientela, così tutti finiscono con il pagare il vantaggio di pochi. Le faccio un altro esempio.
Quale?
La gratuità dell’uso della carta per l’acquisto di carburante fino a 100 euro. Io comprendo le ragioni dei benzinai per i quali la commissione risultava elevata perché veniva pagata per litro di benzina ed è evidente che l’incasso della benzina non va tutto al benzinaio. Ma questo problema non si può risolvere dicendo alla banca: presta il servizio gratis. Sarebbe come dire che per aumentare il grado di lettura i quotidiani siano da distribuire senza pagare.
Lei prima ha parlato della liquidità come di un bene scarso. È talmente scarso da far mancare il credito all’economia in una fase di crisi?
I giornali raccontano singole storie, anche drammatiche, nelle quali ovviamente non entro. Posso solo dire che se guardiamo alle erogazioni complessive delle banche all’economia sulla base dei dati di novembre abbiamo una crescita tendenziale del 4,9% mentre il resto dell’Eurozona aveva un tendenziale dell’1,6 per cento. Dunque il credito, pur in rallentamento, ha continuato ad aumentare. La minore velocità di crescita del credito a famiglie e imprese dipende dalla frenata in atto nell’economia, testimoniata dall’andamento della produzione industriale. Sulle fasce marginali della clientela, certo, questa situazione è pesante. Ma l’uso di criteri più selettivi per il credito in un momento come questo è necessario.
Perché?
Perché noi facciamo credito utilizzando il risparmio degli italiani e il risparmio è un bene da tutelare.
Ma scusi, sempre per tornare alla questione della liquidità,la Bce ne ha fornita tantissima, alla vigilia di Natale: perché questo non si traduce in più credito?.
Quella liquidità era necessaria per sostituire la raccolta estera che la crisi del debito sovrano aveva inaridito: la Bce ha fornito alle banche una liquidità sostitutiva non aggiuntiva. In ogni caso, la Bce ha annunciato un’altra massiccia operazione a 36 mesi per l’inizio di febbraio e io sono convinto che la nuova liquidità immessa nel sistema certamente affluirà alle imprese. In ogni caso, per confrontarci anche con le imprese sulle difficoltà che stanno vivendo in questo momento abbiamo scelto di essere presenti sabato prossimo a Vicenza per ascoltare e spiegare meglio quel che le banche fanno per le imprese e le famiglie sul territorio.

Fonte: Sole 24 Ore del 25 gennaio 2012

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