In parlamento ormai lo chiamano «il rebus» delle commissioni bancarie. Perché la soluzione per il problema che ha acceso le proteste del mondo del credito appare molto semplice, ma poi quando ti metti a realizzarla diventa subito complicata. Tanto più che i tempi per agire sono strettissimi, visto che il decreto sulle liberalizzazioni, che contiene la contestata norma che cancella tout court le commissioni sugli impieghi e gli affidamenti bancari, dovrà essere convertito entro cinque giorni. E non ci sono spazi per un intervento di modifica senza correre il rischio di sforare il termine. Un rischio che non vuole correre soprattutto il premier Mario Monti che ha chiesto esplicitamente alla Camera di non modificare il provvedimento per evitare il ritorno alla terza lettura del Senato. Monti ha anche ripetuto, dopo averlo fatto capire a più riprese, che la grana la deve risolvere il Parlamento e non il governo. Cosa che complica ancora di più la ricerca di una via d’ uscita anche perché nessuno, partiti e governo, se la sente di apparire come paladino delle ragioni delle banche. In questa situazione sono state formulate ipotesi e idee ma nessuna, al momento è in grado di convincere. E di coniugare l’ esigenza di un’ iniziativa parlamentare che abbia però l’ efficacia, e la rapidità, di un atto di governo. Così è spuntata e si è rafforzata l’ idea di una mozione o di un ordine del giorno presentato dai partiti in formato bipartisan, che chieda e impegni il governo a risolvere la questione. Un ordine del giorno che potrebbe venir fuori appena prima dell’ approvazione del decreto sulle liberalizzazioni. Così da poter produrre un effetto in contemporanea. Già perché il problema di tutta la vicenda è che l’ entrata in vigore della modifica sia contemporanea a quella della norma a cui si riferisce. Perché, secondo quello che dicono le banche, se la cancellazione delle commissioni scattasse anche solo un giorno prima della sua correzione, succederebbe un gran caos. Perché gli sportelli smetterebbero di fare le operazioni di credito legate a una commissione, come per esempio le fideiussioni, essenziali come ha detto il presidente dell’ Abi, Giuseppe Mussari, per assistere il credito alle esportazioni. Restano in piedi anche altre ipotesi di soluzione, seppure senza grande forza. Come il disegno di legge ad hoc , con un solo articolo, appoggiato da tutti i partiti così da ottenere il favore del governo e la trasformazione in decreto. Non sembrano invece probabili gli interventi, attraverso un emendamento, in altri provvedimenti in discussione, proprio per evitare lo scostamento dei tempi. La maggioranza comunque, come ha confermato il relatore al decreto Cosimo Ventucci del Pdl, insiste, ordine del giorno o meno, su un decreto del governo da varare con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del provvedimento sulle liberalizzazioni. In questa situazione l’ Abi continua a fare pressing sul parlamento anche se come ha detto Mussari, che ha congelato le dimissioni date per protesta in attesa di un intervento, «non dobbiamo noi indicare strade e percorsi». Secondo gli istituti la cancellazione delle commissioni su impieghi e affidamenti potrebbe avere come conseguenza diretta sulle banche fino a 10 miliardi di ricavi in meno, con un impatto fortissimo sulle politiche creditizie e quindi sulle imprese.
Fonte: Corriere della Sera del 19 marzo 2012Banche, l’idea di mettere tutto nelle mani del governo.
L'autore: Stefania Tamburello
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