Tassi invariati al minimo storico dell’1%. E rubinetti della liquidità aperti senza limiti davanti alle richieste delle banche europee. La Bce fa quanto può per arginare la crisi.
Ma passa la palla ai governi per quanto riguarda le riforme e la manifestazione chiara della volontà politica di salvaguardare la moneta unica. «Hanno già fatto molto – concede Mario Draghi – ma i mercati non l’hanno percepito». E la colpa della crisi «non è certo tutta dell’Europa».
Per quanto difficile e rischiosa, per Draghi la situazione non è «confrontabile a quella del crac Lehman». Tuttavia l’economia reale non va bene, la crescita in Europa è più debole e «aumenta l’incertezza».
Le operazioni di rifinanziamento andranno avanti fino al 15 gennaio 2013. «Il mercato interbancario – ammette Draghi – non sta funzionando, e nei prossimi mesi la domanda di credito resterà debole. La Bce – aggiunge – monitorerà molto da vicino tutti gli sviluppi e si terrà pronta ad agire. Ma alcuni problemi non hanno niente a che vedere con la politica monetaria».
Il Consiglio della Bce si è diviso sui tassi d’interesse: qualche governatore – «non molti», rivela Draghi – s’è schierato per un ulteriore ribasso, sotto l’1%. Lo status quo è stato mantenuto a maggioranza, ma c’è la sensazione che Draghi abbia voluto tenere qualche arma di riserva in vista delle delicatissime elezioni del 17 giugno in Grecia, e del Consiglio europeo di fine mese. Quanto al caldissimo fronte spagnolo, il presidente della Bce ricorda che i trattati oggi non consentono all’European Stability Mechanism (il fondo permanente di salvataggio) di ricapitalizzare direttamente le banche. L’Esm dovrà essere cambiato, o diversamente interpretato, per consentirgli di diventare azionista delle banche. E proprio su questo si ragiona a Bruxelles. Esperti e avvocati stanno esaminando i trattati riga per riga, per vedere come la Spagna possa ottenere danaro dall’Eurozona senza essere assoggettata all’umiliazione di riforme imposte dall’esterno, come è successo per Irlanda, Portogallo e Grecia. I tempi sono molto stretti. Il governo di Madrid ammette che a questi tassi d’interesse la Spagna non ha accesso al mercato del credito. Il ministro delle Finanze, Luis de Guindos, nega però che ci siano piani immediati per la richiesta di salvataggio: Madrid aspetta con ansia l’esito del Consiglio europeo di fine mese, che potrebbe dare il via libera al bailout delle banche (e non del Paese) da parte dell’Ems. In ogni caso, Draghi ricorda che qualsiasi decisione da parte della Spagna dovrà basarsi «su una valutazione realistica del fabbisogno di ricapitalizzazione delle banche, e del danaro a disposizione del governo, senza alcun aiuto esterno».
La risposta dei mercati alle decisioni della Bce e alle parole di Draghi, dapprima indecisa, si è orientata decisamente verso il «sì». Le Borse europee hanno chiuso in rialzo, con Milano in testa (+3,50%), seguita da Parigi (+2,60), Madrid (+2,47%), Londra (+2,15%) e Francoforte (+2,09%). Lo spread Btp-Bund si è ridotto a 434 punti base, e quello Bonos-Bund è sceso sotto 500. L’euro ha chiuso in leggero rialzo, sopra 1,25 dollari.
Proprio ieri la Bce ha fornito a quattro banche europee un miliardo e mezzo di dollari attraverso uno swap in divisa americana. Il volume dell’operazione è triplicato rispetto alla precedente. E questo spiega qualcosa sull’andamento del cambio nelle ultime settimane.
Draghi: tassi fermi e liquidita’ alle banche
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