Le aziende di credito italiane, anche quelle di dimensioni medie, sono pienamente in condizioni di affrontare i prossimi dodici mesi di prove a scala europea che preludono alla “valutazione approfondita” della Bce: dunque, seguendo le indicazioni di percorso già indicate da Bankitalia, non è il caso di nutrire timori, visto che le condizioni delle banche italiane sono migliori di quelle di altri istituti dell’Eurozona.
È questo il messaggio che il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha ribadito ieri pomeriggio, durante un incontro ad hoc con gli istituti di credito che fanno parte del campione delle 15 “significative” ai fini del comprehensive assessment senza essere nella schiera delle prime sei banche. L’incontro era preparatorio, in vista del primo meeting a Francoforte con i topo manager delle banche italiane presieduto dal presidente della Bce, Mario Draghi, che si terrà il 25 novembre prossimo.
Tra i presenti alla riunione al piano nobile di Palazzo Koch ieri pomeriggio c’erano l’amministratore delegato della Banca popolare dell’Emilia Romagna, Luigi Odorici, Davide Croff ad della Popolare di Milano, Piero Montani per Carige, Samuele Sorato direttore generale della Popolare di Vicenza, Vincenzo Consoli, ad della Popolare Veneto Banca, Roberto Mazzotti, dg di Iccrea, Alberto Pedranzini, consigliere delegato della Popolare di Sondrio, Adolfo Bizzocchi per il Credito Emiliano e Miro Fiordi, dg di Banca Piccolo credito Valtellinese; nella discussione, Visco era invece affiancato dai vicedirettori generali Fabio Panetta e Valeria Sannucci.
Oltre al consueto esame della fase macroeconomica, secondo il quale la caduta dell’attività produttiva sembra essersi fermata e una modesta ripresa comincerà a essere apprezzabile all’inizio del prossimo anno, nella riunione si è parlato delle motivazioni che stanno dietro all’esercizio europeo: un’operazione trasparenza sui bilanci a livello continentale si profila come necessaria, ha ricordato Visco, proprio per fugare la percezione che gli stranieri hanno del sistema bancario europeo come un sistema opaco, cosa che fa salire il premio al rischio chiesto dai potenziali investitori.
Poi c’è stato un focus sulla liquidità, un indicatore che resta sotto osservazione: è vero, infatti che nella prima parte del 2013 le banche italiane hanno visto ridursi il loro funding gap (che a livello di sistema era pari al 12,2 per cento nel mese di settembre, contro il 19,3 fatto registrare nel 2011). Ma nel terzo trimestre dell’anno tuttavia la raccolta al dettaglio ha registrato una leggera flessione e il funding gap è leggermente risalito: per i 15 istituti che saranno sottoposti alla valutazione approfondita della Bce attualmente è pari al 15,6 per cento. Ai top manager delle aziende di credito, Visco e i suoi collaboratori hanno spiegato che proprio in rapporto alla liquidità è opportuno diversificare il collaterale, sfruttando una più ampia possibilità di ricorrere ai prestiti bancari come garanzia da presentare all’Eurotower per differenziare la composizione delle garanzie; in questo modo tra l’altro, si riduce il rischio che un ipotetico downgrade sul debito sovrano riduca la possibilità di presentare titoli pubblici in garanzia. Attualmente la Banca d’Italia sta definendo insieme a Bce lo schema operativo per l’accettazione di portafogli di crediti alle imprese ed è stata ridotta la dimensione minima dei prestiti accettabili in garanzia. Il nuovo schema operativo, tuttavia, secondo quanto riferisce una fonte presente all’incontro, prevede che si debbano adeguare i contratti sui crediti alle pmi in modo da renderli accettabili in Bce come collaterale per la liquidità.
Nella discussione non è mancato qualche riferimento a un tema sul quale la Vigilanza si sofferma spesso: quello della governance. Su questo terreno, è stato spiegato, anche il regolatore europeo potrebbe avere la tentazione di esprimere valutazioni, qualora interferisse con i criteri di sana e prudente gestione.
“Le banche italiane supereranno l’esame Bce”
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