• venerdì , 22 Novembre 2024

Casa Bianca off-limits per il Cavaliere

La volgarità gaglioffa della visita di Gheddafi ha illuminato alcuni tratti assunti dalla politica estera berlusconiana, anche se alla nostra diplomazia non può essere imputata la deriva imposta da Berlusconi che ha ristretto la priorità della nostra proiezione internazionale al triangolo Roma-Mosca-Tripoli. In questo contesto solo l’ immiserimento del discorso pubblico poteva relegare nel limbo della distrazione un risvolto senza precedenti nella nostra storia: il fatto cioè che da oltre quattro anni nessun premier italiano viene ricevuto alla Casa Bianca. Un mancato evento il cui peso va valutato ricordando che da De Gasperi a Moro, da Spadolini a Craxi, fino ai tempi più recenti, ogni capo del governo del nostro Paese, quasi a ridosso del voto di fiducia, compiva due viaggi ufficiali, tappe d’ obbligo di un protocollo non scritto: la visita Oltretevere per riconfermare il valore che qualsiasi governo italiano annetteva al rapporto speciale col Capo della Chiesa cattolica e l’ approdo a Washington, previo scontato invito del presidente, per riaffermare l’ amicizia basilare fra Italia ed Usa. La serie negativa si aprì con l’ avvento dell’ ultimo governo Prodi, che tra i suoi impegni elettorali aveva inserito il ritiro del nostro contingente dall’ Iraq. Gli americani avevano presunto che l’ operazione di sganciamento avvenisse in tempi lenti e che sarebbe stata temperata, anche per ragioni politiche, dalla permanenza di qualche contingente militare ma non combattente, addetto all’ addestramento e ad altri compiti civili ausiliari. Questo non avvenne e la reazione diplomatica non mancò: non solo Prodi non mise mai piede alla Casa Bianca ma anche il ministro della Difesa, Parisi, non varcò mai la soglia del Pentagono. In proposito va notato che non giocava nella ritorsione Usa la tradizionale ostilità per comunisti, ex comunisti e loro compagni di strada, visto che solo qualche anno prima – dal ‘ 97 al 2000 – si era stabilito un rapporto eccellente con D’ Alema premier, grazie all’ impegno militare e politico del governo italiano nella vicenda del Kossovo. Comunque subentrato Berlusconi a Prodi ci si poteva attendere un mutamento di rotta americano ma questo non è avvenuto, né con l’ ultimo periodo del mandato di Bush né tanto meno con l’ avvento di Obama. Il che non vuol dire che i presidenti non si siano incontrati nei vertici multilaterali né che Berlusconi non si sia recato a New York per le assemblee dell’ Onu e in altre occasioni che non investivano il protocollo della Casa Bianca. Non crediamo, però, che l’ off limits sia causato da quell’ improprio aggettivo di «abbronzato» e da altre gaffe tipiche di Berlusconi, ma da una diffidenza via via motivata soprattutto dal «filo-putinismo» e dallo smaccato «filo-geddafismo» del nostro premier, neppure riequilibrato da un europeismo attivo. Non a caso, per contro, il singolare invito alla Casa Bianca del nostro presidente della Repubblica è stato motivato soprattutto dalla statura europea di Giorgio Napolitano. Il raffreddamento a livello di governo dei rapporti ad un tempo con l’ America e con l’ Ue ha portato a una perdita di peso diplomatico di cui a Roma nessuno sembra accorgersi. Mentre Berlusconi restava al palo venivano ricevuti da Obama Sarkozy, la Merkel e Cameron; così nella organizzazione del nuovo Servizio diplomatico europeo, diretto dall’ inglese, lady Ashton, è stato nominato un segretario generale francese e due vicesegretari, uno tedesco e l’ altro polacco. Nel pacchetto delle nomine più importanti l’ Italia sembra fuori concorso. Ma c’ è di più: dovremmo aspettarci una certa riconoscenza dagli Usa visto che il nostro impegno militare in Afghanistanè oggi il più consistente dopo quello americano ed inglese e che abbiamo ben 12 basi Usa in Italia con una rete di appoggio alle operazioni militari della Nato più estesa di qualsiasi paese europeo dopo la Gran Bretagna. Ma l’ insipienza e le ambiguità di Berlusconi fanno sì che tutto ciò politicamente non pesi. La Penisola è usata come un’ autostrada senza pedaggio.

Fonte: Repubblica del 6 settembre 2010

Articoli dell'autore

Commenti disabilitati.