La ripresa economica c’è, ma la navigazione è lenta ed estremamente guardinga, in uno scenario di grande incertezza. Sembra essere questo il sentiment prevalente fra le 472 imprese con almeno 50 addetti intervistate tra il 2 e il 20 settembre scorso nell’ambito dell’indagine Banca d’Italia – Il Sole 24 Ore. Un’inchiesta che sonda le valutazioni degli imprenditori sia su temi generali come la dinamica del tasso d’inflazione e la situazione generale del sistema produttivo italiano, sia su aspetti più direttamente legati all’operatività.
Lo stato d’animo espresso nelle interviste appare abbastanza coerente, se lo si volesse tradurre in stime numeriche, con le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale, che assegnano al nostro Paese un tetto di crescita dell’uno per cento per quest’anno e anche per il 2011. Nel terzo trimestre del 2010, infatti, i giudizi delle imprese sul quadro congiunturale hanno mostrato segnali di un leggero miglioramento, ma c’è anche una forte percentuale di aziende che parla di situazione invariata.
Così, da un lato il saldo fra la quota di imprese che prevede un miglioramento del contesto economico e quello di chi pensa a un peggioramento è tornato positivo (6,4 punti percentuali) per la prima volta dalla fine del 2009; dall’altro, la quota di chi vede la situazione congiunturale “statica” è in aumento e passa al 66,1 per cento contro il 60,9 di giugno scorso.
Le valutazioni più ottimistiche provengono dal comparto dell’industria e dal quadrante territoriale del Nord-Ovest, annotano gli esperti Bankitalia, mentre la bilancia pende sul lato del pessimismo per le aziende operanti nel campo dei servizi e per quelle basate nel Mezzogiorno e nelle Isole.
Un cauto ottimismo si ricava anche dai giudizi espressi sulle prospettive del prossimo trimestre. La percentuale di aziende che attribuiscono al miglioramento della situazione economica del prossimo trimestre una probabilità consistente è pari al 20,3 per cento: si tratta di cinque punti percentuali in più rispetto alla penultima rilevazione; le aziende più ottimiste sono le più grandi.
Le prospettive della domanda, poi, appaiono più favorevoli per le aziende che esportano, in particolare per quelle che realizzano all’estero almeno un terzo del proprio fatturato. Sul terreno dei giudizi sulle proprie prospettive operative, il saldo fra le aziende che si attendono che le cose andranno meglio e quelle che scontano un peggioramento nei prossimi tre mesi è rimasto lievemente negativo (-0,6 punti percentuali); anche in questo caso, però, oltre il settanta per cento delle imprese si aspetta condizioni economiche invariate: restano immutate, in particolare, le preoccupazioni per la dinamica del costo del lavoro, per quella dei prezzi delle materie prime, in misura minore per le condizioni di accesso al credito.
Per quel che riguarda l’occupazione, il clima rimane rannuvolato: per il decimo trimestre consecutivo la quota di imprese che prevede una riduzione del proprio personale risulta superiore a quella di chi stima una crescita. Sul fronte del credito, il saldo netto dei giudizi resta negativo, ma la “negatività” si è attenuata(-9 punti percentuali, contro i precedente -10,2).
Nel medio periodo, cioè su un orizzonte temporale di tre anni, le valutazioni delle imprese convergono, fortunatamente, su una prospettiva di miglioramento del contesto operativo (lo prevede il 63,7% degli intervistati) mentre il 14,8% sconta un peggioramento (contro il 14,8% del mese di giugno).
Appaiono invece particolarmente cauti i giudizi delle imprese sulle condizioni di investimento, anche se in lieve miglioramento rispetto a giugno scorso (il saldo netto delle risposte è tornato positivo per 2,4 punti percentuali): parla di situazione invariata su questo terreno il 74% degli intervistati.
Quanto alle aspettative di inflazione, le attese sul tasso d’incremento dei prezzi al consumo nei prossimi dodici mesi restano inchiodate all’1,8%, lo stesso aumento indicato nella precedente rilevazione.
Imprese caute sulla ripresa. Prevale ancora chi pensa a ridurre il personale
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