• giovedì , 28 Novembre 2024

Sondaggi a doppio uso

Ho letto alcuni giorni fa il seguente occhiello di prima pagina: “Il sondaggio Ispo-Corriere della Sera” seguito dal titolo cosiddetto di spalla: “Giù PDL e PD, bene Lega e Fini…”. a firma di Renato Mannheimer, il consueto sondaggista di Ballarò e della RAI, nonché collaboratore fisso del Corsera. Confesso che, di primo acchito, sono stato sorpreso. Ho fatto, allora, la solita precauzionale telefonata informativa. No, non è un sondaggio tra i lettori del Corsera, ma un sondaggio che il Corsera ha commissionato al suo collaboratore per conoscere l’opinione delle migliaia di persone da lui estratte a sorte che costituiscono il suo consueto campione chiamato a rappresentare l’universo informativo per i sondaggi dell’istituto che lui guida, ossia l’Ispo, svolti per telefono, email ed SMS. Evidentemente, il Corsera ha ritenuto interessante segnalare ai suoi lettori che cosa, in questi giorni politicamente delicati, la gente pensa su: ”Così i partiti, se si votasse oggi”, parole anch’esse espresse nel titolo. E’ stata un’iniziativa più che commendevole, anche per la sua tempestività.
Senonchè al Corsera, forse, non si è tenuto conto del fatto che, come per qualsiasi inchiesta, esistono sondaggi con finalità diverse. Alcuni sondaggi sono per uso e consumo interno dell’azienda committente o di interesse personale di un individuo (che definiremo A); altri sondaggi sono invece destinati ad informare la gente (che chiameremo B). I primi hanno la finalità di far sapere a chi ordina il sondaggio quale potrebbe essere l’accoglienza del pubblico ad un suo nuovo prodotto, bene o servizio, oppure (favore o disfavore) ad altre sue iniziative. I secondi, invece, sono commissionati per farne oggetto d’informazione generalizzata del pubblico, come nel caso attuale del Corsera ed in tanti altri, il più spesso della RAI. Mannheimer è frequentemente chiamato ad assistere anche a Porta a Porta. La ditta o impresa che svolge il sondaggio, nell’esempio l’Ispo, deve conoscere in anticipo l’obiettivo del sondaggio, perché è in funzione di esso che il sondaggista esercita la delicatissima funzione di formulare le domande. Questo accade, perché le domande quasi sempre suggeriscono o guidano la risposta. Non solo allarmano o tranquillizzano chi si sente chiedere qualcosa al telefono o per iscritto (email, SMS ecc.), ma possono suscitare reazioni positive o negative, far sorridere o inquietare colui cui si chiede di rispondere e via discorrendo. Queste cose il dott. Mannheimer le conosce perfettamente. Lo abbiamo visto centinaia di volte, rotto a tutte le astuzie, col viso pacato, mai accigliato o inquieto. Non lascia trasparire opinioni politiche personali (ma ormai le conosciamo per la frequenza delle sue apparizioni), se non attraverso risposte ovviamente guidate dalle domande originali dell’inchiesta: domande a monte che di rado ci fa conoscere nei suoi commenti. Su Vikipedia abbiamo letto che in gioventù ha fatto parte di gruppi della sinistra extraparlamentare, tra cui il gruppo maoista Servire il popolo. Un convertito, dunque? Un’amica che stava in RAI mi ha detto che ha la fama di essere avido e parziale. Dato che questo testo è riservato agli amici, vi segnalo l’opinione, così come l’ho sentita.
In questo scritto non parlo dei sondaggisti pigri che non vogliono eccedere nei costi né perdere troppo tempo. Costoro, sollecitati spesso su temi che si ripetono, come ad esempio la previsione degli esiti elettorali, fanno partire i sondaggi verso il loro abituale universo (costituito da nomi, telefoni ed indirizzi e-mail), con domande che hanno utilizzate in passato per poi manipolare le risposte non diversamente da ciò che fanno gli intervistatori fotografi televisivi. Filmano le risposte di tutti e poi vendono le interviste pro Roma ai romanisti e pro Lazio ai laziali, pro Inter agli interisti e pro Milan ai milanisti. Questi sondaggisti non attendono che si presenti un committente, ma sono loro stessi che vanno in giro a vendere risultati di sondaggi già fatti. Sono questi i sondaggi che ritroviamo soprattutto sui giornali dei vari partiti ed i lettori già sanno che avranno sempre soddisfazione, ossia la conferma di ciò che già essi pensano, dato il giornale acquistato o la radio/TV ascoltata/vista.
Per non farla troppo lunga, se il mio attuale lettore ammette che i sondaggi sono organizzati al citato doppio uso (ripeto: A per propria informazione e B per informare i lettori o uditori) dovrebbe trarre la conclusione che chi li commissiona e vuole essere intellettualmente onesto, dovrebbe partecipare con il sondaggista alla formulazione delle domande indirizzate a chi è sondato e, se si tratta del tipo B, anche darne conoscenza a tutti coloro a cui i risultati finali sono dati in pasto. Quindi, nel caso che ha dato lo spunto per questo mio scritto, il Corsera non avrebbe dovuto responsabilizzarsi, facendo proprie le molte considerazioni che Mannheimer ha svolto nel suo lungo articolo di commenti e, soprattutto, rifiutare i confronti di quest’ultimo tra altri sondaggi fatti in epoche varie da altri sondaggisti su domande ben diverse da quelle dell’ultima inchiesta.
Lo scopo di questo scritto, tuttavia, non è di criticare il Corsera né il suo collaboratore, ma di farne esempio per rendere attenta l’opinione pubblica (nella fattispecie, i soli amici cui invio il mio scritto) e di non dar fede cieca ai sondaggi tipo B, destinati ad informare, ma in realtà ad indirizzare, creare o guidare un’opinione. Non cesserò mai di insistere sul fatto che nessuno conosce la verità, salvo Iddio, e che alla base del nostro avvenire sta il comportamento della gente in funzione di ciò che la gente stessa crede di essere la verità. Se la strada fa una curva, ma chi guida crede di vedere la strada diritta, se non si ravvede all’ultimo minuto, finisce fuori strada, con quel che segue. Attenti, dunque, ai sondaggi che non abbiamo commissionato noi stessi e di cui non conosciamo le domande a monte..

Fonte: "Per gli Amici" n.26 del 16 novembre 2010

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