L’ex Rettore della Bocconi dichiara il suo ottimismo: “Le regole sono importanti, ma si trova sempre il modo di aggirarle. Ma i protagonisti della finanza mondiale hanno capito che non sarebbero salvati una seconda volta”Roberto Ruozi è un economista autorevole, è stato tra l’altro per sei anni rettore della Bocconi. Sulla crisi ha scritto un libro intitolato “Intermezzo”, nel senso che la ritiene solo una pausa all’interno di “una tendenza allo sviluppo durevole e quasi certamente destinata a riprendere il suo cammino non appena essa sarà terminata, ciò che avverrà in tempi non lontani”.Professore, che cos’è che la fa essere così ottimista? Ha visto cosa sta siccedendo stamattina alle banche irlandesi?
“Non mi sembra un fatto così drammatico. Un tempo vigeva la regola aurea che i corsi di Borsa dovessero essere una conseguenza dei fatti o delle aspettative, oggi invece è solo la speculazione che li guida, quindi i movimenti sono imprevedibili e indefinibili. A preoccupare dovrebbe essere piuttosto altro…”
E cioè?
“La macchinosità e la lentezza dei processi che servono per prendere queste decisioni. L’Europa sembrava aver deciso di istituire questo Fondo di salvataggio che avrebbe dovuto intervenire, quando fosse il caso, in modo quasi automatico, dunque con rapidità. Invece servono decisioni all’unanimità dei 16 paesi mell’euro, si perdono mesi in trattative per cifre non drammatiche: si pensi che per l’Irlanda si parla di un importo che è circa la metà di quello messo in campo dal governo americano per salvare l’Aig, con una decisione molto
rapida; per la Grecia la cifra è era ancora meno. Qui, invece, si è detto che l’accordo per l’Irlanda è stato raggiunto, ma non mi risulta che sia ancora stato firmato niente. E’ in questa incertezza che sguazza la speculazione e così la situazione si aggrava. E’ questo problema che l’Europa deve assolutamente superare”.
Ma non c’è anche un problema di regole della finanza che non sono state cambiate? Non crede, per esempio, che andrebbe separata l’attività bancaria in senso stretto da quella di investimento in conto proprio, come aveva proposto l’ex presidente della Fed Paul Volcker?
“Certo, sarebbe opportuno, ma non se ne parla”.
E che cosa è stato fatto, a parte una raccomadazione del Financial Stability Board di Mario Draghi, sul problema delle agenzie di rating, che hanno non poche responsabilità nella crisi?
“Niente del tutto. Ma il fatto è che con la globalizzazione questi provvedimenti debbono essere presi da tutti i paesi, altrimenti i gruppi finanziari non fanno altro che cambiare la loro sede legale per poter continuare come prima. Non serve nemmeno spostare le persone, ormai, visto che tutto avviene via computer. E un accordo generale su queste cose, come abbiamo visto dal G20 che ha deciso poco o niente, è quasi impossibile da raggiungere. I governi preferiscono interventi come le tasse sulle banche, che queste prontamente scaricano sui clienti. Ma i politici fanno bella figura e nessuno si lamenta”.
Tranne quelli che pagano, cioè quelli che perdono il lavoro, subiscono i tagli al welfare, vedono diminuire i loro redditi…
“Purtroppo a pagare sono sempre gli stessi. Io penso, per esempio, che se ci fosse una sforbiciata del 10% a carico dei creditori non morirebbe nessuno. Sarebbe un modo per far pagare anche soggetti diversi”.
E la Tobin tax, la piccola tassa sulle transazioni finanziarie che dovrebbe eliminare una parte dei movimenti puramente speculativi?
“Sarebbe una bella cosa, ma pare che nella pratica sia inapplicabile”.
E in questo panorama, che cosa la fa essere ottimista?
“Sarà il buon senso che ci salverà. Intanto ci sono miglioramenti oggettivi: i sistemi bancari sono oggi in uno stato di salute migliore e non credo che ricadranno negli stessi errori. Sono state salvate una volta, con costi altissimi; sanno che non ci sarebbe una seconda volta. Quindi il problema del moral hazard dovrebbe essere risolto. E io credo che questo valga anche per i comportamenti di quel gruppo abbastanza ristretto di persone che governo la finanza mondiale. Sranno 100-150 persone, quelle che contano davvero. Ora, le regole sono importanti, ma non decisive, perché abbiamo visto che si trova sempre il modo di aggirarle. Ma questo gruppo dovrebbe aver capito che in un orizzonte stabile di lungo periodo si può guadagnare lo stesso, senza gli sconquassi che abbiamo visto. Forse mi illudo, ma io penso che l’uomo non sia irrazionale. Io credo che siamo sulla strada della normalizzazione. Secondo me se ne esce”.
Diciamoci “in bocca al lupo”.
Rouzi:”Sarà il buon senso che ci salverà. La situazione è in via di miglioramento”
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