Politici, economisti, giornalisti, banchieri, industriali, rappresentanti delle istituzioni: hanno partecipato in tanti al funerale di Tommaso Padoa-Schioppa che si è svolto ieri mattina nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Alcuni prendendo posto nel banchi della chiesa altri restando sul fondo, mescolati agli amici e alla gente comune. Tra i primi ad arrivare sono stati gli esponenti del governo, il successore di Padoa-Schioppa al ministero dell’ Economia Giulio Tremonti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. E poi l’ ex presidente del Consiglio Romano Prodi, i massimi rappresentanti del Pd, Pier Luigi Bersani, Massimo D’ Alema, Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, e poi ancora Antonio Di Pietro, Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini. La Banca d’ Italia, dove Padoa-Schioppa aveva svolto la gran parte della sua carriera di economista, era presente col Governatore Mario Draghi, il direttorio al completo e tanti amici e vecchi colleghi fra i quali anche l’ ex governatore Antonio Fazio. Tra i tanti arrivati nella basilica romana per dare l’ ultimo saluto all’ «architetto dell’ euro» come lo ha definito anche il «Financial Times», i banchieri Luigi Abete e Giuseppe Mussari e il presidente di Rcs Mediagroup, Piergaetano Marchetti. E poi esponenti dell’ industria fra i quali spiccavano il presidente e l’ amministratore delegato della Fiat John Elkann e Sergio Marchionne: «Ci mancherà molto» ha detto il manager. Nella basilica anche il direttore del «Corriere», Ferruccio de Bortoli, e il fondatore de «la Repubblica» Eugenio Scalfari con il direttore, Ezio Mauro. Personalità pubblica, Padoa-Schioppa, ma anche uomo che teneva molto al suo privato. A chiudere la celebrazione sono stati così un messaggio – un dono non consegnato – della compagna Barbara Spinelli ed il commosso e addolorato ricordo della figlia Costanza che ha letto una lettera inviatale dal padre tanti anni prima, proprio sul tema della morte di cui, diceva, non bisogna avere paura. Perché la vita è «una prova, bellissima e interessante» ma «anche difficile, con pochi momenti di riposo». Perché «dobbiamo essere felici», visto che è un peccato non essere contenti, non saper gioire delle cose. E «proprio perché amo la vita ne accetto la morte».
Fonte: Corriere della Sera del 22 dicembre 2010“Mio padre mi disse:bisogna amare la vita”
L'autore: Stefania Tamburello
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