LA CORTE dei Conti ha rilevato nel 2010 comportamenti pubblici e privati che hanno sottratto alle casse pubbliche 320 milioni. Una cifra enorme che probabilmente è la punta di un iceberg. Fermiamoci però ai dati certi: 320 milioni che sono finiti nelle tasche sbagliate invece di essere utilizzati per la capitale e i suoi cittadini. Sono tanti, tantissimi denari, se solo si immagina cosa si sarebbe potuto fare con quella cifra. Ridurre i debiti, o impegnarsi per dare un volto decente alla città che consideriamo, giustamente, la più bella del mondo. Perché 320 milioni sottratti alla città hanno un’ altra faccia, visibile ogni giorno da tutti noi e da milioni di turisti: è il degrado. Quello delle periferie lo conosciamo, ma ora, dopo una fase nella quale era stato migliorato e riportato ad una dignità consona alla sua storia, anche il centro storico di Roma sta di nuovo precipitando lungo una china di perdita di qualità. Da Piazza Farnese a via Margutta la lista dei luoghi abbandonati a se stessi è lunghissima. Si rinuncia all’ ordinaria manutenzione, si cancellano progetti di riqualificazione perché “i soldi non ci sono”. Ora sappiamo dove non casualmente quei denari sono finiti. Il prezzo che paghiamo è enorme. Il decoro pubblico di una strada, di una città, si trasmette ai comportamenti privati, una città curata avrà cittadini più attenti alle facciate delle loro case, più attenti nei comportamenti quotidiani. Il contrario avviene quando la componente pubblica dà l’ impressione di non curare la cosa comune. E’ quello che sta accadendo a Roma, vetrina del paese. Madrid, Londra, Parigi, Berlino, non sono città più semplici da gestire, la differenza è che sono gestite, non abbandonate a se stesse. E questa differenza le rende più vivibili, più belle anche, e persino più ricche, di ricchezza economica e civile. Che è quella che a noi continua a mancare e alla quale diamo troppo poca importanza.
Fonte: Repubblica del 7 marzo 2011Degrado cittadino l’altra faccia della corruzione
L'autore: Marco Panara
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