• mercoledì , 23 Ottobre 2024

Vendere Eni e Poste

Un consiglio a Berlusconi? Ritrovi il vecchio coraggio.
«Vendere le Poste, vendere l’Eni, vendere le aziende municipalizzate, vendere la valanga di partecipaioni azionarie che lo Stato ancora possiede ovunque!». Il ministro della cultura Giancarlo Galan non si smentisce: il ruolo di «eretico» del governo, nel senso provocatorio e anticonformista, gli si attaglia e lo ribadisce dal palco di Cortina InConTra, spiegando le ragioni delle sue recenti polemiche verso alcune scelte, e mancate scelte, del governo e verso il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Al quale vorrebbe «spacchettare» il ministero, ridividendo in Finanze e Tesoro: «Ma lo penserei anche se su quella sedia non ci fosse lui». Insomma, un ministro più di lotta che di governo. Ma quando in serata si apprende che il governo introdurrà nella Costituzione il principio del pareggio di bilancio, plaude senza riserve: «Era un criterio sacrosanto, dettato da Quintino Sella. Era stato abbandonato un po’ da tutti, ma i comuni veneti l’hanno sempre conservato».
«Questo Paese», dice Galan, «ha ereditato un debito pubblico enorme e non siamo riusciti a reagire come avremmo dovuto: abbiamo meno libertà, meno liberalismo, troppo Stato, poco mercato di quanto dovremmo. È mancata una parte importante della rivoluzione liberale. Da parte del centrodestra ma anche del centrosinistra. Se mettiamo insieme tutte le liberalizzazioni datte dal centrosinistra, basta un fogliettino. Quella delle farmacie è stata una marchetta alle Coop!». E giù la ricetta: «Privatizzazioni, si è detto. Poi: abolire le province, accorpare i piccoli comuni, liberalizzare e semplificare la vita dei cittadini. Senza toccare gli investimenti in cultura e ricerca e senza più toccare le pensioni».
Dilagante Galan: «Se fossi un bravo politico dovrei dire che la legislatura finirà nel 2013, ma mi sento di affermare che sia più logico prevedere la scadenza del maggio 2012». Lo sfidante da sinistra? «Mah! Nichi Vendola è stato il governatore più disastroso per la sua regione. Pier Luigi Bersani mi è simpatico, ma a capo del Politburo è stato un disastro. Rosy Bindi? Allora non ci sarebbero dubbi sull’esito del voto».
Il bersaglio preferito è Tremonti, però, con una premessa: «Devo dire la verità, è meglio, se no poi si devono ricordare le balle che si sono dette ed è una fatica bestiale! Ebbene, rispetto a Tremonti la mia non è simpatia o antipatia, è una visione diversa. Io sono un liberale, lui è un socialista, posizione rispettabilissima ma diversa dalla mia». E sul fisco: «Ripeto, bisogna rispacchettare il ministero dell’Economia in Finanze e Tesoro. Non è una posizione solo mia, è una proposta di legge presentata da Antonio Martino, per esempio. Io sono convinto che quando l’imposta è bassa, si pagano più tasse: l’ha fatto Reagan, l’ha fatto la Gran Bretagna e ha funzionato. Tremonti non la pensa così. Io penso che si debba concedere un vantaggio fiscale a chi fa donazioni a favore del patrimonio culturale, Tremonti è convinto che ci si rimetterebbe con l’Iva. Io sono convinto che una rivoluzione liberale si possa fare anche e soprattutto in un momento di crisi, gli statalisti dicono di no, Tremonti dice di no».
«Un consiglio da dare a Silvio Berlusconi? Guardatemi qui sul bavero la spilla di Forza Italia, quella del 1994», dice ancora Galan. «Gli direi di ritirar fuori l’immenso coraggio di cui è capace, la sua grande capacità innovativa, gli direi di rifare quello che fece a Vicenza in quella famosa assemblea degli industriali dove cambiò da solo il corso della campagna elettorale. Il momento è eccezionale, serve qualcosa di eccezionale. Se prevale lo spirito della manovra che abbiamo approvato, credo che resteremo in balia dei mercati».

Fonte: Italia Oggi del 6 agosto 2011

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