• venerdì , 22 Novembre 2024

Non ci resta che sperare di essere commissariati

L’Europa è in bilico e l’Italia è il suo tallone d’Achille.
Se la situazione non fosse drammatica, ci sarebbe da ridere. L’Italia è esclusa dai veri summit europei, quelli bilaterali Merkel-Sarkozy e quelli allargati anche a Barroso e Van Rompuy, proprio mentre si svolge una riunione Ecofin e si va a un doppio vertice Ue che saranno decisivi per le sorti dell’eurosistema. Intendiamoci, a dar retta allo scoramento del presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, secondo cui l’Unione Europea sta dando di sé “un’immagine disastrosa”, non è che gli altri abbiano motivi per compiacersi, ma questa palese emarginazione del terzo pilastro del Vecchio Continente è una ferita sanguinante. Specie se si considera che contemporaneamente Obama sceglie di parlare della crisi dell’eurozona così come della Libia dopo Gheddafi, con Merkel, Sarkozy e Cameron, e si guarda bene dal chiamare palazzo Chigi, mentre ormai quel poco di relazioni continentali le tiene direttamente il Quirinale (vedi le telefonate fatte da Napolitano giovedì a Juncker e Merkel). Nelle stesse ore, a rendere ancora più drammatica la situazione, lo spread è nuovamente tornato a quota 400 punti, l’agenzia di rating Fitch dice che l’Italia è “solvibile ma potenzialmente illiquida e quindi ha bisogno, come anche la Spagna, di “un fondo di protezione”, e i nostri partner più la Commissione Europea ci sollecitano sia interventi risolutivi sul debito sia misure ambiziose per la crescita, con una tempistica certa, mettendoci chiaramente in mora per quello che non abbiamo fin qui fatto.
Ebbene, in questo scenario apocalittico il presidente del consiglio se ne esce prima con un “non c’è fretta, c’inventeremo qualcosa” relativamente alla manovra per lo sviluppo – mentre i ministri litigano sull’introduzione della pagella on-line nelle scuole, indicata come uno degli strumenti per fare pil – e poi con un esilarante “sapete come mai sono durato cinque anni l’altra volta e altrettanto succederà anche stavolta? Semplice: grazie alla mia personale autorevolezza”. D’accordo, Berlusconi parlava al congresso (si fa per dire) del movimento di “responsabilità nazionale” (si fa per dire) dell’incredibile Scilipoti, e questo giustifica almeno in parte l’ilarità. Ma il fatto è che non c’è proprio niente da ridere. Stiamo vivendo uno dei momenti più difficili della nostra storia repubblicana, siamo il tallone d’Achille di un’Europa che fatica a trovare la soluzione per assicurarsi la sopravvivenza, e il premier non trova di meglio che autocompiacersi? E’ vero che con la scelta eccellente di Visco è riuscito a sistemare la successione di Draghi, ma per il rotto della cuffia dopo aver combinato un bordello per conclamato indecisionismo, e comunque chiudendo la partita Bankitalia con un pesante passivo di credibilità e lasciando aperta, per insipienza, quella della Bce per via degli impegni presi e non mantenuti con Sarkozy.
Così non si può più andare avanti. Sia chiaro, Berlusconi con il suo pervicace atteggiamento s’incarica di prendersi sulle spalle tutto il pesante fardello delle responsabilità, anche di più di quelle che meriterebbe, ma sappiamo bene che all’orizzonte non c’è nessuno, nel sistema politico vigente, che sappia mettere in campo comportamenti all’altezza della gravità del momento. Non ci rimane che sperare che l’Europa sappia decidere una nuova governance capace di salvare l’euro, e che per attuarla ci commissari brutalmente. Altro non c’è.

Fonte: Messaggero del 23 ottobre 2011

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