Sorprende Mario Draghi nell’annunciare il taglio dei tassi. L’iniziativa d’improvviso mette in secondo piano, in una delle tante giornate di forte tensione, mercati, spread, titoli pubblici e debiti sovrani. E riporta invece sulla scena principale l’economia reale e l’esigenza di dare uno stimolo forte alla ripresa per uscire dalla drammatica situazione che continua a frenare l’occupazione e la creazione di lavoro e lavori. E c’è una convergenza unanime dei governatori dell’Eurozona su questo spostamento di azione. Il ciclo economico è peggiorato, dice Draghi, e le previsioni sono state riviste in negativo. Non siamo ancora in recessione, fa sapere indicando le cifre, non c’è il segno meno nei dati delle previsioni, per fortuna, ma l’Europa ci sta pericolosamente vicina. La crescita è ridotta al lumicino. Ed è una prospettiva comune ai Paesi industrializzati, Usa in testa, che al vertice dei capi di Stato e di governo del G20 è al centro delle discussioni e delle richieste ad agire rivolte anche al Vecchio continente, chiamato a presentare soluzioni concrete e operative per la crisi dei debiti sovrani, dalla Grecia in giù, Italia compresa. Una crisi che aumenta l’instabilità e quindi contrasta la crescita. Quella crescita che come rileva Draghi dovrebbe trarre beneficio dall’abbassamento dei tassi, dallo sviluppo che continua delle economie emergenti e dalle misure prese a sostegno del funzionamento del settore finanziario.
Tutti temi questi che sono in discussione a Cannes. Ed è verso la cittadina della Costa Azzurra che l’ex governatore della Banca d’Italia, dopo la sua prima a Francoforte, si dirige al termine della conferenza stampa nella torre della Bce prendendo d’un soffio l’aereo in partenza per arrivare puntuale, dopo essersi riposato durante il breve viaggio, alla cena inaugurale del G20. Dove partecipa non come presidente della Bce, che non fa parte dei componenti del format del G20 politico, ma, e per l’ultima volta, come presidente dell’Fsb (Financial Stability Board). Ed ecco che Draghi, il quale oggi passerà le consegne della presidenza dell’organismo al governatore canadese Mark Carney, torna alla finanza e alla riforma delle regole. Oggi illustrerà al G20 le proposte sui nuovi paletti da mettere alle Sifis, cioè alle istituzioni sistemiche, alle banche troppo grandi per fallire, too big to fail e presenterà la prima attesissima lista dovrebbero essere 29 di queste istituzioni, fra le quali dovrebbe trovarsi l’italiana Unicredit, che dovranno dotarsi di maggiore capitale. E esprimerà infine i suggerimenti per la regolamentazione del sistema bancario ombra perché, ha spiegato a Francoforte, «chi opera come una banca deve essere regolato come una banca».
Quella scelta di sostenere l’economia reale
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