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Ma i petardi non aiutano

I tassisti ieri hanno sbagliato. È pienamente legittimo che una categoria non si riconosca nelle decisioni di un governo e faccia sentire la sua voce. Che protesti anche vivacemente. Ma nella lunga giornata di ieri che ha visto convergere a Roma conducenti di vetture pubbliche di diverse città, in primis Napoli, si è passato più volte il segno. Al punto che la contestazione del governo si è confusa con ripetute risse tra diverse fazioni, tra i falchi campani e le colombe romane.
Sia chiaro: nessuno pretende che da un giorno all’altro una categoria abituata allo scambio politico faccia propria la serenità e la forza interiore della fiumana di Pellizza da Volpedo, ma nel confronto politico-sindacale non c’è posto per chi si comporta da ultrà. I petardi e il mulinare delle mani sono off limits, una democrazia matura non li può sopportare.
Purtroppo, e lo diciamo senza ipocrisia, i tassisti non godono di un’ottima immagine presso la loro stessa clientela. Appena un sito o un blog dà voce ai consumatori le recriminazioni abbondano. È evidente che adottare forme di lotta aggressive, bloccare il servizio (pubblico) senza ottemperare alle norme che regolano lo sciopero, dare la sensazione di voler accerchiare il palazzo del Governo allontana ulteriormente i tassisti dai clienti. Li impaurisce. Non si può fare pagare una lotta sindacale a chi passa solo per strada o ha bisogno urgente di una vettura libera.
Hanno ragione, dunque, quei conducenti che seppur timidamente a Roma e in altre città hanno messo in guardia i loro colleghi, l’estremismo non paga e tantomeno in questa fase in cui l’opinione pubblica guarda con apprensione al futuro dell’euro e non è disposta a indulgere verso i Masaniello di turno.
Nel merito della liberalizzazione dei taxi il governo ha, dal canto suo, il dovere di agire con raziocinio. Nel Novecento l’ideologia armò epiche battaglie, sarebbe un errore che nel secolo nuovo un altro tipo di schematismo avesse la meglio. Serve riformare il servizio taxi in sole tre città italiane (Milano, Roma e Firenze), lo sanno per primi i tecnici dell’Antitrust che hanno lavorato al dossier. Il raccordo con i Comuni quindi è decisivo. Così come, oltre a trovare formule di compensazione per l’abbassamento del valore delle licenze, non guasta aiutare i tassisti a innovare il proprio lavoro coltivando un marketing del servizio.
In definitiva ciò che va comunicato agli uomini delle auto bianche è che il governo vuole rafforzare la libertà di scelta del consumatore, vuole coprire meglio le esigenze del servizio e vuole in definitiva irrobustirlo. Proprio perché la Grande Crisi ha tagliato i ricavi dei conducenti occorrono nuove soluzioni. I petardi non servono. Accecano la vista ma anche l’intelligenza.

Fonte: Corriere della Sera del 18 gennaio 2012

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