Il debito e la spending review sono collegati, dice De Ioanna.Un giorno di mercato buono (con riserva)
Lasta dei Btp triennali è andata bene, nonostante il declassamento di Moodys: la domanda ha superato lofferta e i 4 miliardi di titoli sono stati collocati al 3,41 per cento, ai livelli di aprile 2011. Calano anche gli interessi sui buoni quinquennali, mentre quelli a dieci anni destano più preoccupazione. La tempesta sallontana, ma non è ancora tempo di quiete. Semmai, è il momento di passare alla seconda fase delloperazione risanamento, quella che prende di petto il debito. Come? La via maestra resta la crescita. E tuttavia il fardello debitorio sterilizza ogni stimolo di natura fiscale, basti pensare che spendiamo per interessi 4,5 punti di prodotto interno lordo ogni anno. Riprende quota la discussione su una terapia choc per tagliare limmenso stock accumulato pari a 1.900 miliardi di euro. Ci sono varie proposte, ma misure straordinarie hanno vita breve, spiega al Foglio Paolo De Ioanna, se non saffronta la causa prima, cioè la spesa pubblica. Leconomista conosce bene il mostro di cui parla: è stato capo di gabinetto di Carlo Azeglio Ciampi e di Tommaso Padoa-Schioppa al ministero del Tesoro, a lui si deve il progetto di spending review che Piero Giarda sta rilanciando. Si tratta di entrare nel merito delle voci di spesa, perché la via peggiore è quella di procedere con tagli lineari.
De Ioanna riconosce la difficoltà principale: per farlo ci vuole unamministrazione efficiente, e tuttavia se lamministrazione fosse davvero efficiente non ci sarebbe bisogno di una spending review. Un circolo vizioso già analizzato dalleconomista svedese Gunnar Myrdal. Esistono, però, intelligenze ed energie che attendono di essere rimesse in moto: è questa la grande scommessa. De Ioanna, insieme a Marcello Degni ha appena pubblicato un libro, La voragine (Castelvecchi editore), che mette in guardia da formalistiche illusioni come il pareggio del bilancio nella Costituzione, la golden rule prevista dal Fiscal compact europeo, un vincolo cartaceo e ragionieristico. Meglio dotarsi di strumenti di controllo seri, per esempio un organismo parlamentare tipo il Congressional budget office americano. E soprattutto infilare le mani negli ingranaggi.
Quali? Lex Bankitalia Pierluigi Ciocca mette nel mirino la voce acquisti di beni e servizi. Si tratta di 30-40 miliardi di euro nei quali si annida di tutto e di più. Di grasso ce nè un bel po da tagliare, conviene De Ioanna. Non solo matite e fogli protocollo, basti pensare alla spesa farmaceutica. E i dipendenti pubblici? Saremo costretti anche noi a licenziarli come in Grecia? Non credo a misure indiscriminate. Piuttosto occorre un piano industriale. Bisogna affrontare la Pubblica amministrazione come fosse unazienda, stabilire gli obiettivi e rapportare a essi le risorse. Tuttavia, la mobilità in uscita non deve valere solo per gli operai. Preferirei che ci fosse lavoro per tutti, nel caso degli statali credo che occorra mobilità da un posto allaltro, anche sul piano territoriale. Esiste, però, anche un problema salariale, negli ultimi dieci anni cè stata una redistribuzione del reddito a scapito dei lavoratori dellindustria. Anche per ragioni politiche. Il pubblico impiego ha più garanzie, quindi più forza corporativa. Certo, la moderazione retributiva resta fondamentale.
La spending review per De Ioanna è determinante in settori come la sanità. Abbiamo un livello di spesa sul prodotto lordo comparabile alla Francia e alla Germania, ma unefficienza e una qualità dei servizi inferiore. Senza contare le disparità regionali. Il criterio dei costi standard al posto della spesa storica è solo linizio di una correzione. Tuttavia le cure mediche rispecchiano le contraddizioni di un decentramento mal realizzato. E fanno sorgere interrogativi inquietanti su cosa potrà accadere con il federalismo fiscale. Una revisione a fondo va fatta sugli incentivi industriali che sono serviti in alcuni casi per patrimonializzare le imprese, ma hanno avuto scarsi effetti in termini di innovazione e crescita. Una riflessione che ci porta al problema dei problemi aggiunge De Ioanna Dobbiamo darci unidea di sviluppo, di noi stessi e della nostra posizione in Europa. Adottando un principio di realtà, sapendo cosa siamo e dove siamo arrivati.
Così si aggredisce il debito senza reticenza ma con intelligenza
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